Killer Tattoo: la strana coppia è il nuovo romanzo di Daniela Schembri Volpe pubblicato da Castelvecchi editore all’interno della collana Tasti. Protagonista del libro è Dafne Volpi, una guida turistica, che si troverà ad indagare sulla sparizione di alcuni adolescenti.
A fare da cornice al romanzo c’è il mondo dei tattoo e l’esoterismo che saranno gli elementi cardine per scoprire un raccapricciante segreto.
Daniela Schembri Volpe spiega con queste parole il suo libro:
Mi sono divertita a scrivere e a incastrare i tasselli di un thriller, cosa non semplice, mi ha sempre attratto il mondo dei tatuaggi insieme all’esoterismo ma anche semplicemente lo humor un pò british che amo.
Trama di Killer Tattoo: la strana coppia
Dafne è una guida turistica che vive a Torino. Un giorno suo figlio Manuel viene rapito e le autorità pensano che il motivo della misteriosa scomparsa sia legato ad un tatuaggio, di cui lei era all’oscuro.
Dafne immaginò il figlio come un evergreen che si stagliava forte contro il cielo azzurro, con radici profonde nella terra imbiancata dalla neve, resa ancora più abbagliante dalla luce di un sole d’altitudine.
…
Manuel è un ragazzo allegro, dinamico, amico di tutti ma al contempo riservato. Un teenager che vive la propria età come un qualsiasi coetaneo, scuola, famiglia, amici, sport. Un adolescente come tanti, che sta iniziando ad annusare il mondo nella versione reale oltre che virtuale.
È affezionato a me, al padre e ai nonni, è figlio unico; per me è un ragazzo speciale, ovviamente, è mio figlio.
Perché Manuel è stato rapito? Cosa si nasconde dietro al tatuaggio? Dafne conosce davvero Manuel o probabilmente scoprirà un lato del figlio che non avrebbe mai pensato gli potesse appartenere?
Per scoprirlo non vi resta che leggere Killer Tattoo: la strana coppia. Se siete affascinati dal genere noir ma da un punto di vista più leggero vi consigliamo l’ultimo romanzo di Chiara Moscardelli: Teresa Papavero e la maledizione di Strangolagalli.
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Il mio paese è una libreria: intervista alla poetessa Alba Donati
Ecco le parole di Alba Donati, e sono tratte dall’incantevole poesia Il mio paese è una casa, compresa in Tu, paesaggio dell’infanzia (La Nave di Teseo, 2018), libro che raccoglie tutti i suoi versi, a partire dal 1997 ad oggi.
Il mio paese è una casa
e ogni casa è una stanza.
Il mio paese è un corpo,
ogni casa è una stanza,
ogni strada è un’arteria
di sangue familiare.
Nel mio paese ogni piazzetta
è il salotto rumoroso
di una grande famiglia.
Nel mio paese salire al castello
è come salire le scale
e da altre camere, da altre soffitte
le voci sono rivolte a te,
niente è da te separato, niente.
Alba Donati è una poetessa, un’autrice, una donna che ha saputo coltivare nella sua vita il frutto più bello, quello delle sue passioni, e lo ha irrorato con una nebbiolina densa d’inestimabile ricchezza spirituale, di sapienza, studio, dedizione e professione.
La comprensione della sua opera arriva appena la si conosce, e non importa se davvero poi non sempre ci si possa stringere la mano per congratularsi e la distanza aumenta la poca credibilità; ma ho studiato bene i suoi occhi nelle foto, e vi ho scorto un’incredibile vivacità ancora fanciullesca; una briosità che scaturisce dall’entusiasmo di saper vivere un’esistenza dedita alle meraviglie della letteratura, che è infinita, e con essa dedicare tutto il tempo possibile per divulgarne l’essenza e crearne un mestiere, sia per sé e, soprattutto per gli altri.
Poco può il poeta per l’intelligenza dell’opera sua: là soltanto è la sua chiarezza.
È una frase di Alfonso Gatto, e ci aiuta a comprendere meglio perché oggi ci si possa ancora fidare anzitutto dei versi di un poeta, ancor prima di poterlo conoscere, se proprio la si vuole spezzare
questa magia dell’ignoto e soccombere alla mera curiosità, perché il mistero sta proprio nella distanza. Alba Donati però ha davvero poco da nascondere e non la si può certo dimenticare.
Oggi è presidente dell’illustre Gabinetto Viesseux, celeberrimo circolo letterario, tra i cui direttori del passato spiccano i nomi di Eugenio Montale e Bonaventura Tecchi; dal 1820 luogo d’incontro per autori, scrittori, poeti ed esponenti della cultura in generale; un centro ancora oggi fondamentale che ha tessuto le lodi di una città d’arte importantissima come Firenze, dove vi si trova, a Palazzo Strozzi.
Sempre a Firenze Alba Donati ha saputo inoltre creare uno spazio tutto dedito alla diffusione dei linguaggi della cultura, la scuola Fenysia, nel Palazzo Pucci.
Fenysia non è soltanto un luogo di ritrovo durante i frequenti open day che vi si organizzano, ma è soprattutto la definizione più bella che ci può essere di una scuola; la rinascita di un amore intramontabile verso tutto ciò che è cultura, a partire innanzitutto dalla lettura, poi alla scrittura, al linguaggio cinematografico, al linguaggio dell’arte e della musica, alla conoscenza del giornalismo culturale e web.
Vi si può entrare con un test, e soltanto con un punteggio alto, per permettere ai migliori di poter a loro volta migliorare un mondo in costante sfacelo, e costruirne su quelle macerie fatiscenti uno molto più riflessivo, che abolisce gli abusi del potere più indisciplinato, ignorante.
Ecco uno stralcio tratto da Tu paesaggio:
Che magia detieni tu, paesaggio dell’infanzia?
che pozioni maneggi,
che fluvi fai volteggiare in aria?
Quali note vibrano nel silenzio,
se io ti vedo da sempre
e sempre ogni volta che vedo il cielo
col suo tappeto di stelle,
è per la prima volta che lo vedo
La semplicità, che è rimasta ferma nelle origini della poetessa Alba Donati, resta a sua volta ancorata al piccolo paese di provenienza, dove i ricordi, i colori, gli odori e i fischi del vento tra quei monti dell’infanzia hanno con ogni probabilità influenzato tutta la sua vita da lettrice, autrice e sognatrice concreta di desideri possibili.
Lucignana è un piccolo borgo con poco più di centocinquanta abitanti, arroccato tra gli Appennini e le Apuane; si trova in Toscana, nella provincia di Lucca, e da qualche giorno ha respirato un’aria da fiaba sempre grazie alla poetessa che ho scoperto da poco, e che grazie ad essa sta vivendo un periodo di particolare interesse culturale e mediatico.
Alba Donati ha deciso di costruirvi proprio lì la libreria dei suoi sogni, proprio lì dove quel frutto che ha visto crescere e maturare fin da bambina ora è diventato l’albero della sua sapienza.
Nell’orto della madre, dove vi si coltivavano gli ortaggi, immagino ci fosse sempre stata una piccola zona coperta, una stanza tutta per sé, un cottage dove ripararsi dalle intemperie e nascondersi tra la zappa e il badile, e forse leggere alla luce di un lumicino di sera o dallo spiraglio di una finestrella.
È da lì che è stata concepita l’idea della Libreria sopra la Penna; un progetto quasi nato per caso, come una poesia, un modo naturale di vedere un desiderio. Attraverso un crowdfunding Alba Donati è riuscita ad ottenere in due mesi più di diecimila euro in donazioni,e ha iniziato per davvero a costruire un’idea concreta di rifugio culturale, una libreria piccina in un cottage lassù, in un paesello che insieme a tanti altri ha minacciato di poter scomparire da un momento all’altro.
Solo che Alba Donati ha saputo coglierne l’essenza degli ultimi anni, soprattutto quando ha capito che i giovani di Lucignana iniziavano a rifiutare l’abbandono del luogo natio e a ricominciare a farlo rivivere secondo una nuova idea di partecipazione, come si usava un tempo tra compaesani, e ci si voleva un mondo di bene, pur avendo pochi mezzi. Esiste già, infatti, un comitato per la riqualificazione culturale e urbanistica di Lucignana, dove si è pensato ad una residenza per traduttori e artisti, e dove il comitato scientifico raccoglie alcuni nomi illustri come Corrado Augias, Vittorio Sgarbi, Fabio Genovesi e Dario Franceschini.
Insieme all’architetto Valeria Ioele, e ai suoi più stretti collaboratori e compaesani, Alba Donati ha creato uno spazio in cui ha raccolto una collana di libri che tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita; quei classici intramontabili, tutti belli, che riuscirebbero a zuccherare quest’odio costante che ci riguarda, che ci fa vivere competizioni sanguinose. Esistono inoltre degli spazi che il futuro lettore potrà definire come degli appuntamenti al buio, e dove i libri misteriosi sono incartati e contengono degli indizi scritti con pennarelli colorati, e dove non si enuncia alcun titolo: se ci fidiamo di Alba Donati, quest’amante misterioso ci inebrierà col profumo delle sue pagine interessanti. Qui si possono trovare le collane con citazioni di Sylvia Plath, il tè di Charlotte Brȍnte, i braccialetti ispirati a Emily Dickinson e Rilke, le rose segnalibro dedicati a Jane Austen.
Si può allietare il palato portando a casa le marmellate letterarie, come quella preferita da Virginia Woolf, con mele renette e scorza di limoni, quella gradita da D’Annunzio, con il bergamotto di Calabria e con olii essenziali di rosa, quella dedicata a Paolo Rumiz con cotogne e vaniglia.
Ho scritto una mail alla meravigliosa Alba Donati, proponendole un’intervista e non poteva non esserne felice.
Alba Donati: intervista
Sig.ra Donati, esistono oggi vari tentativi, di cui alcuni discutibili seppur a loro modo apprezzabili, nel far ripopolare un paese in via di abbandono. La sua iniziativa, però, spiazza qualsiasi paragone. Quali potenzialità, secondo lei, potrebbe avere una libreria nell’aiuto a far riavvicinare chi ha deciso di andar via?
Intanto il caso di Lucignana è un po’ diverso, ci sono molti ragazzi, molte coppie giovani e bambini che nascono. Chi è nato a Lucignana al 90% vuole rimanerci, c’è amicizia e solidarietà, in questo è un paese un po’ speciale. In ogni caso l’apertura di uno spazio così è un accensione di vita, è combustibile, e deve essere percepito come spazio comune, di tutti.
L’amore per i libri, così come quello per i dischi (e non alludo a piattaforme digitali), potrebbero davvero far crescere una società secondo una visione univoca di ciò che risulterebbe essere più giusto nella piacevole convivenza col prossimo, abbattendo stupidi errori di convivenza, che spesso sono la prima avvisaglia di un conflitto sociale?
Leggere apre nuove porte, alimenta confronti, leggere è un dialogo. Quale antidoto più forte potrebbe esserci contro quella tendenza al monologo di tanta gente? Il libro è la fine del ‘ Io sono, io penso, io dico’. È come se mettesse il punto interrogativo in fondo a ogni affermazione. Per questo è importante leggere, per non vivere al chiuso di se stessi, per non udire solo l’eco della propria voce.
Viviamo una realtà in cui si legge sempre meno, ma ciononostante, forse per questioni di marketing e di tornaconto, di libri se ne pubblicano a bizzeffe, col rischio che quelli che davvero contano possano perdersi in un mare di mediocrità pompate dalle grosse case editrici. È forse per questo motivo, dunque, se nella sua libreria ha scelto di valorizzare soprattutto quei capolavori che almeno una volta nella vita avremmo dovuto pensare di leggere?
Sì è così. L’editoria fa questo è quello, col risultato che spesso il lettore si confonde. Se legge può fidarsi dei supplementi culturali, oppure del passaparola, ma non tutti sono in questa posizione. Nella mia libreria ci sono soprattutto libri di qualità. E sono contenta perché il pubblico questa cosa l’ha capita bene. Si fidano. A volte mostro un’alternativa: scrivo ‘se hai 20 anni’ puoi leggere Red oppure puoi leggere Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf. Per adesso Virginia è in vantaggio.
A proposito di capolavori, ho pensato a lei, e mi è venuto in mente un libro che ognuno di noi dovrebbe avere assolutamente, La luna e i falò di Cesare Pavese. Lei è impegnata da anni nella rivalutazione del suo borgo natio, ma quando, di preciso, ha sentito seriamente di ritornare in paese con tutto il cuore per dare un senso al territorio che le ha condizionato inevitabilmente tutta la sua esperienza intellettuale?
Negli ultimi anni il tracciato si è fatto sempre più visibile. Tre anni fa ho ristrutturato la casa è questo è stato fondamentale. C’è poi il fattore umano, che conta molto. Un pensare più diretto, un affetto non esibito ma forte. C’è il luogo dell’infanzia, Zanzotto diceva che non avrebbe potuto scrivere se non circondato dalle sue montagne a Pieve di Soligo. Per me Lucignana è più un ritorno, züruck, back, à rebous, una situazione colma di effetti poetici.
La Libreria sopra la Penna nasce da una riqualificazione in un borgo dove si respirano ancora i valori di un tempo. Eppure la realizzazione di questo sogno è avvenuta tramite un mezzo ultramoderno, il crowdfunding, che ha addirittura superato le sue aspettative. Tale iniziativa mediatica però può nascere solo attraverso i social, oggi motori di ricerca di fatiscenti e aberranti specchi di una realtà corrotta dal potere d’immagine e di gigantismi sedicenti. Lei crede, a questo punto, che forse potrebbe coesistere ancora una percentuale di persone valevoli che se messi insieme riuscirebbero ad abbattere muri di un’ignoranza collettiva ingiustificata?
Io non so cosa penso, ma faccio. Cioè non riesco a stare ferma, immobile davanti al degrado che abbiamo vissuto negli ultimi 20 anni. Tanto che ho aperto una scuola dei linguaggi della cultura che si chiama Fenysia (come la mia zia che faceva la governante in casa d’altri) e adesso questo cottage letterario in un paesino dove regna pace e tranquillità. Non intervengo quasi mai su questioni importanti sui social perché non reggo l’ondata di odio, di stupidità che ne consegue ma cerco di operare in positivo, di guardare avanti. Adoro la forza reattiva di Michela Murgia e credo che lei rappresentanti anche la mia voce.
Carmine Maffei
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Malamore: la personale di Valentina Del Gaudio sul femminicidio
Il 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Questa data non è stata scelta a caso ma per ricordare l’assassinio delle tre sorelle Mirabal, avvenuto appunto il 25 novembre del 1960.
Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, vissute durante gli anni della dittatura trujillista, tra le più dure dell’America Latina, decisero di impegnarsi nella lotta contro l’oppressione, prendendo parte al Movimento 14 di giugno, sotto la direzione di Manolo Travares Justo, all’interno del quale Minerva e Maria Teresa Mirabal si facevano chiamare con il nome in codice Mariposas (farfalle).
Questo gruppo politico clandestino si diffuse molto rapidamente e venne scoperto dalla polizia segreta di Trujillo, che perseguitò tutti i membri. Le sorelle Mirabal e i rispettivi coniugi furonno arrestati ma le donne vennero liberate alcuni mesi dopo, a differenza dei mariti che restarono in prigione.
Il 25 novembre del 1960 mentre le sorelle Mirabal, accompagnate dall’autista Rufino de la Cruz stavano andando a fare visita ai loro mariti nella città di Puerto Plata, vennero bloccate e furono condotte in una piantagione di canna da zucchero dove furono uccise a bastonate. I loro corpi senza vita furono rimessi nel veicolo su cui stavano viaggiando che venne fatto precipitare da un dirupo, per simulare un incidente.
Per commemorare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, Valentina Del Gaudio ha esposto la sua personale dedicata al femminicidio. La mostra dell’artista resterà esposta per una settimana al Castello D’Aquino di Grottaminarda.
Malamore è il nome che Valentina Del Gaudio ha scelto per la sua mostra perché è l’amore malsano, incentrato sulla violenza fisica, verbale e psicologica, che ogni anno conduce molte donne alla morte.
La personale è molto toccante perché i quadri di Valentina Del Gaudio non si esprimono attraverso simbologie e tratti pittorici da interpretare; le figure rappresentate vengono messe a nudo nella loro sofferenza, solitudine e fragilità. Questi sono tutti stati d’animo e condizioni psicologiche che accompagnano le donne vittime di violenza prima di arrivare all’epilogo: la loro morte.
Prima di entrare nel cuore pulsante di Malamore, lo spettatore si trova all’interno di una installazione in cui vengono mostrati i significati di quelle azioni che appartengono all’amore violento da cui non può nascere nulla di positivo.
Valentina Del Gaudio pone l’attenzione non solo sulle vittime del femminicidio ma cerca di sensibilizzare anche le figure familiari che, molto spesso, si rendono conto della situazione in cui la vittima si trova e reagiscono con l’omertà, anch’essa una forma di violenza silenziosa che non aiuta a superare il problema e ad evitare la morte.
Le donne vittime di violenza vivono una situazione delicata: si sentono sole, abbandonate e, molto spesso, non si rendono conto della gravità del problema che stanno vivendo, che le condurrà alla morte. Dunque è anche compito dei familiari e degli amici cercare, per come si può, di essere un sostegno e di non lasciare che le donne vittime di violenza vivano nella loro paura e nella solitudine.
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Ludovico Einaudi: concerto nel Parco Nazionale del Cilento
Ludovico Einaudi è uno dei pianisti più amati e apprezzati al mondo. Inizia la sua carriera come compositore classico ma subito incorpora altri stili e generi, tra cui pop, rock, world music e musica popolare, creando brani e colonne sonore famose a livello internazionale.
L’artista torinese riporta la sua musica nella natura incontaminata d’Italia con una serie di concerti immersi nello scenario emozionante di parchi nazionali, riserve naturali, calette, valli, laghi e altipiani incontaminati, raggiungibili solo a piedi, all’alba, al tramonto, sotto cieli stellati. Un invito a fondere l’esperienza musicale con il paesaggio naturale. Con Ludovico Einaudi suonano Federico Mecozzi al violino e alla viola e Redi Hasa al violoncello.Giovedi 5 agosto il suo nuovo tour estivo arriva nella suggestiva location del Parco Nazionale del Cilento e precisamente sul Pianoro di Ciolandrea. Il luogo ideale per Ludovico Einaudi che tra le sue sedici tappe italiane ha scelto di esibirsi su una terrazza naturale a 450 metri di altezza a picco sul mare che affaccia sul Golfo di Policastro direttamente sull’area marina protetta degli Infreschi e della Masseta.
Sotto c’è il borgo marinaro di Scario e con una vista mozzafiato è possibile scorgere la costa calabra, il Cristo di Maratea e le isole Eolie. Alle spalle c’è il massiccio del monte Bulgheria una delle vette più alte della Campania.
Lo spettacolo è intitolato “Seven Days Walking” (Sette giorni di cammino), un progetto musicale che consiste in un insieme di 7 album pubblicati con cadenza mensile per sette mesi consecutivi dal 15 marzo 2019 fino al 20 settembre 2019. Ha “camminato” molto il quattordicesimo lavoro in studio dell’artista italiano, dalle passeggiate invernali tra le montagne in cui il disco è nato ai tour intorno al mondo del 2019, fino alle geografie umane dei film premi oscar Nomadland e The Father.
Nell’estate in cui tutto vuole ricominciare, Ludovico Einaudi riporta la sua musica in cammino nella natura e invita il pubblico a camminare insieme a lui.
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