libri

“Milano odia: la polizia non può sparare”,
il film cult raccontato da Paolo Spagnuolo e dal cast

Si può raccontare un’epoca attraverso un singolo film? A volte sì, soprattutto quando certe pellicole entrano a far parte del nostro immaginario quotidiano influenzando il linguaggio, i costumi e i suoni. Così è stato per il cinema poliziesco degli anni settanta e per uno dei film più importanti di quella stagione: Milano odia: la polizia non può sparare, datato 1974, con la regia di Umberto Lenzi e Tomas Milian, Henry Silva, Ray Lovelock come protagonisti. Il volume monografico che Paolo Spagnuolo dedica a questo film-cult è una vera miniera d’oro per gli appassionati di cinema.

Il progetto originale è stato discusso insieme al regista, poco prima che spirasse e gran parte dei materiali provengono dal suo archivio e da quello degli eredi della Dania Cinematografica, che lo hanno fornito in esclusiva. Tra questi: la sceneggiatura dattiloscritta, il soggetto, la documentazione sulla colonna sonora composta da Ennio Morricone, le fotografie di scena in originale (quasi tutte inedite), locandine, fotobuste. Completano il quadro racconti e interviste con il cast tecnico e con gli attori. Non mancano gli interventi di “nomi” legati al cinema come il regista Enzo G. Castellari, e i contributi di critici quali Davide Pulici e Gianmarco Diana, musicista ed esperto di colonne sonore.

Un lavoro di ricerca e documentazione che ricostruisce, anche attraverso aneddoti interessanti e divertenti, la storia di un’epoca del nostro cinema, adatto sia agli esperti che ai neofiti. Un viaggio in un film e in un genere che ancora oggi sono oggetto di culto in Italia e all’estero, come dimostrano le tante interviste rilasciate da Quentin Tarantino dove cita Milano odia tra i film che lo hanno maggiormente ispirato.

Tolidà,
il romanzo di Enza Graziano

Dov’era la felicità? Esisteva?

Qualcuno avrebbe mai ascoltato quel

tormento che si portava dietro da anni, ormai?

Qualcuno sarebbe mai stato in grado

di aiutarlo a essere felice?

L’estate incalza su Roma mentre Vittoria prende un treno che la riporterà a casa, nel Sud Italia. Proprio in quel viaggio incrocia un uomo, Adriano. Il loro è un incontro fatto soltanto di sguardi, ma è evidente l’attrazione reciproca. Nella fretta di abbandonare la carrozza del treno, Vittoria dimentica il suo cellulare, che viene recuperato da un altro uomo, Alessandro. È questa la coincidenza che innesca l’anello di congiunzione tra i vari personaggi.

Nel romanzo di Enza Graziano, edito da bookabook, le esistenze di Alessandro, Vittoria, Adriano e Arianna si intrecciano a partire da un incontro nel bar Tolidà.

I protagonisti sono personaggi che l’autrice-psicologa si porta dentro, che fanno parte del suo mondo interiore. La vita, imprevedibile, li pone di fronte a situazioni che minacciano gli equilibri esistenti e si incastrano come tessere di un puzzle, in un viaggio alla ricerca della felicità.

Vittoria guardò la copertina del disco

abbandonandosi alle note

che si susseguivano con maestria.

Erano note isolate e desolate.

Anche lei si sentiva una nota:

immaginò di fluttuare nell’aria,

propagandosi in cerchi concentrici.

Il racconto avanza attraverso numerosi flashback, anche se le vicende ruotano tutte intorno a un unico personaggio: Vittoria, una donna che attraverso l’incontro con un uomo sposato cambia, cresce dal punto di vista emotivo. L’incontro con quest’uomo non ha nulla di lineare, non è un incontro entro i canoni e scatena una serie di altre vicende che poi si dispiegano all’interno del romanzo.

Variazione Madre di Federico Preziosi. Una lettera scarlatta sul petto dell’isberiana Nora, l’esclusa.

Rinnovare l’incontro con il poeta irpino Federico Preziosi mi dona sempre l’opportunità di crescere e in spirito e nella voglia di immergermi nell’ennesimo libro. I suoi suggerimenti sono sempre valevoli; la sua voglia di esprimersi è sempre chiara, seppur da essa possa trasparire un senso d’inquietudine magari ben celato, tuttavia l’impronta decisa di chi sente suo il progetto di poter diffondere un messaggio importante. Non è da meno questa volta, soprattutto, perché tra le mai stringe il suo nuovo lavoro, Variazione Madre (Lepisma Floema –Edizioni di Poesia-), una silloge che di nuovo non ha solo l’edizione, ma tutto un concetto molto delicato.

Passiamo molto tempo insieme quella mattina caldissima d’agosto io e Federico Preziosi nella sua città natìa, Atripalda. Il poeta, che attualmente insegna Italiano in Ungheria, sembra felice d’invitarmi a prendere un caffè e la chiacchierata si fa così lunga ed interessante che, infine, siamo pronti anche ad iniziare un aperitivo.

Non prima però d’interrompere bruscamente il nostro scambio di battute per aiutare un automobilista con l’auto in panne: ci adoperiamo nel soccorso stradale, insieme spingiamo l’auto con lo sfortunato signore a bordo che ingrana la marcia ma nulla, la strada non è in discesa e il mezzo non parte. Pazienza. Io e Federico Preziosi, un po’ sudaticci, un po’ più sorridenti di prima, ritorniamo alla postazione e la nostra conversazione riparte.

Mi spiega:

La cosa più interessante che può fare la poesia è cercare parole nuove, linguaggi nuovi, significati nuovi, e secondo me una buona poesia è il contrario di ciò che accade oggi nel mondo, dove molte persone hanno bisogno di sicurezze, di messaggi preconfezionati. In me invece accade il contrario, dato che non cerco sicurezza ma incertezza, e sempre.

Federico Preziosi, che in passato si è dedicato alla musica e allo studio del basso, si laurea in musicologia per intensificare al meglio le sue ricerche ma il caso della vita lo ha voluto insegnante d’Italiano, e tale disciplina lo ha aiutato ad avvicinarsi di più ai libri e alla poesia in particolare, esperienza a cui si dedica grazie alla conoscenza del poeta Armando Saveriano. Nel 2017 la sua prima raccolta di poesie, Il Beat sull’Inchiostro, inaugura il suo esordio come un autore di poetry slam, dove traspare il suo amore per la musica e dove un linguaggio forte e diretto si recita al ritmo del rap.

Passano due anni e il poeta irpino è pronto a fiondarsi in nuovi interessanti progetti e in raccolte insieme ad altri autori, che lo vedono nelle pubblicazioni in cartaceo, e on line, e dove il suo continuo confronto con l’universo di poeti lo forma nella convenzione che diventa sua: il 2019 vede l’uscita della sua nuova silloge, Variazione Madre, questa volta un lavoro originalissimo. Continua Federico Preziosi:

La caratteristica che ha questa silloge è l’immedesimazione nella donna, quindi la ricerca di parole e situazione che possano rappresentare l’universo femminile, ma non in maniera moralistica. Rappresentativa, più che altro.

Lo scopo di questo lavoro è quanto un uomo possa interagire con l’universo femminile, solo che stavolta è l’uomo che pensa, scrive e soffre già nel corpo di una donna, e l’originalità in cui ci rende partecipi noi lettori è la capacità d’immedesimarsi nella donna da parte di un uomo; la facoltà dell’uomo che potrà capire meglio le priorità di pensiero di una donna sia in momenti dolci che vendicativi, sia nella goduria del sesso che nel dolore del parto e nella responsabilità di essere madre. E la parola “madre”, appunto è forse il sostantivo chiave di tutto il libro, in quanto essere donna significa oltretutto essere ciò da cui prende forma la creazione.

Quando la luce mi scaldò i seni

Furono d’attese voragini. Non pensavo

Poter essere madre…Rifugiavo la vita

Su nel solaio, così come

Toccavo con mano le forme.

Quando Giuseppe Cerbino, nella bella prefazione al libro, parla di Flaubert che sosteneva egli stesso di essere Madame Bovary, ci inoltra nel migliore dei modi nella filosofia del linguaggio del nuovo libro di Federico Preziosi, che nella fattispecie non appare anzitutto come un invito semplice ad una lettura semplice, ma un difficile spintone nel difficile modo di riuscire a comprendere le priorità di un intelletto femminile nella molteplici forme di esistenza, intesa come nelle numerose possibilità di quanto e come possa essere spesa la vita.

Ho pensato molto a questo evento, ancor prima di scrivere il mio pensiero e ciò che state leggendo.

La soluzione alla comprensione che ho cercato non è avvenuta tanto nella poesia, che come Federico Preziosi sostiene, è sortita dal suo amore per i versi di Amelia Rosselli, a cui io aggiungerei per similitudine e per sensi di disagio anche i versi di Antonia Pozzi e Nedda Falzogher, forse un pò più dimenticate ma profondissime, delicate e sofferte.

Ho scavato nelle conoscenze e vi ho trovato similitudini nell’esordio al romanzo di Pirandello, L’Esclusa. Tale romanzo, oltre ad inaugurare un filone del grande autore siciliano che adotterà soprattutto nelle future novelle più che nei romanzi, indirizza il lettore nella complicata sequenza delle scene descritte nel libro che vengono analizzate con l’occhio neutrale del genio che le sta scrivendo. Marta Ajala, accusata ingiustamente d’adulterio, non è solo la vittima di questa storia, è la protagonista / antagonista di un qualcosa che vuole far trasparire la giustizia, che spesso non proviene né dai sistemi legislativi (dell’epoca s’intende), né nel giudizio del popolo, ambedue inquisitori spregiudicati di un essere incriminato che ha la sfortuna di essere donna allo stesso tempo.

Marta Ajala: ritratto

L’esclusa pirandelliana

Marta Ajala fuggirà ma non vivrà nell’ombra della vergogna: la sua vendetta sarà la riuscita nella carriera d’insegnante, mentre il benessere della sua famiglia va in rovina dopo che il padre impazzisce all’idea della figlia adultera e abbandona la sua azienda. E neanche come Madame Bovary che termina col suicidio, piuttosto come l’Esther de La Lettera Scarlatta, o Nora de La Casa di Bambola, o Connie de L’Amante di Lady Chatterley, la donna di Federico Preziosi è un essere sì sofferente ma fortissimo, a tal punto da vincere le paure, le noie, le violenze con la cura delle parole, col pensiero che è più forte di un gesto estremo. Questa sorta di femminismo interpretato da un uomo è quanto più interessante vi possa essere affinché l’immedesimazione possa intendersi.

In sostanza non si vive d’aria

racconti in un prologo contorto.

Insicurezze fanno di prigioni

Trapunte a cui affidare

Futuri più o meno rosei, futuri

Più che altro impantanati

Che non abbiano fragori regolari.

Nora, il personaggio ibseniano de La casa di bambola, è oltremodo come Marta Ajala di Pirandello e come le molteplici donne di Federico Preziosi: un esempio di distacco dall’universo patriarcale. In sostanza è l’abbattimento (forse soltanto morale?) dei pregiudizi che ancora oggi incolpano la donna, che la riducono all’inutilità e alla vergogna; che la colpevolizzano se a seguito di una maternità possa correre il rischio di perdere il lavoro; che possano ovattare la sua intelligenza incatenata tra quattro mura con le mansioni da svolgere, i figli da crescere e i pasti da cucinare.

Ne L’Esclusa scrive Luigi Pirandello:

Non si sentiva forse ciascuno guizzar dentro, spesso, pensieri strani, quasi lampi di follia, pensieri inconseguenti, inconfessabili, come sorti da un’anima diversa da quella che normalmente ci riconosciamo? Poi quei guizzi si spengono, e ritorna l’ombra uggiosa o la calma luce consueta.

Carmine Maffei

Mafalda Meninno presenta il suo ultimo libro di ricette irpine

Le ricette di Mafalda l’Irpinia a tavola è il secondo libro di Mafalda Meninno, pubblicato da Delta 3 Edizioni. L’autrice ha cercato di fare una panoramica sugli usi e i costumi dell’Irpinia di un tempo, rapportandoli ai nostri giorni.

La convivialità rappresenta un momento aggregativo, in cui si consolidano i rapporti umani perché a tavola, nella maggior parte dei casi,  si entra in confidenza con il resto dei commensali.

Mafalda Meninno: video

Mafalda Meninno

Mafalda Meninno, all’interno del suo libro di ricette scritte in dialetto grottese, si sofferma anche sull’abbinamento cibo/vino ovvero quello di cercare un equilibrio perfetto in cui le pietanze non prevarichino sul vino e viceversa.

Durante la presentazione del libro, particolare rilievo è stato dato alla ciambottella, piatto tipico della cultura gastronomica di Grottaminarda, che viene apprezzato anche oltre i confini dell’Irpinia.

Da ciò è nato lo spunto di diffondere la cultura gastronomica irpina che rappresenta anche un modo per far conoscere un piatto povero della tradizione gastronomica di un luogo come lo è la ciambottella grottese.

Nel corpo della Voce: l’antologia con i quattro poeti irpini

Dite la verità: preferireste, sulla bacheca Facebook, che un vostro amico intellettuale posti un pensiero chiaro e definito di una sua impellente incazzatura o, piuttosto, lo ammirereste di più se pubblicasse le ragioni della sua rabbia attraverso dei versi poetici che lascino intravedere una certa dose di stile, reprimendo così uno sfogo più diretto se non volgare?

Probabilmente non fatichereste a scegliere la prima opzione ed è normale.

Mettiamoci la curiosità, la fretta del manovrare così bene il feed, la voglia di chiarimenti netti e precisi, o più che altro la svogliatezza di andare a comprendere “tra le righe” ciò che il vostro amico stia realmente cercando di spiegarvi, inteso in versi, in una metrica.

Perché in fondo sforzarsi di capire la sua filosofia con un intreccio di rime e periodi smozzati?

Di sicuro se sfogliassimo la raccolta di poesie Foglie d’Erba del poeta americano Walt Whitman, concentrandoci, ci accorgeremmo della sua linea di pensiero, anche se non sempre espressa con chiarezza, semplicemente studiando le sue parole, e ne verrebbe fuori comunque un’incazzatura rivolta sì con un certo stile, così soave da sembrare incanto, ma ciò non toglierebbe che in fondo la sua ira somiglierebbe molto a quella del vostro amico, se tradotta in ermetici sentimenti condivisi.

Tutto sta, dunque, nel sapersi far comprendere, ma con garbo, magari facendosi accettare con uno sfogo poetico.

Ma si sa che tutto ciò risulterebbe troppo difficile, dispendioso per noi che non abbiamo mai tempo, che non ci concentriamo bene su ciò che potrebbero rappresentare davvero un verso, un libro, una foto d’autore, un componimento di musica classica, un romanzo, una poesia.

E a proposito di poesia, nella prefazione all’antologia poetica Nel Corpo della Voce (Controluna), la professoressa Elena Deserventi ha espresso con chiarezza quanto sia stato importante il suo compito nel dover svelare i misteri che dei versi possono contenere, nella musicalità di un periodo, di una “stanza”, come anche negli orifizi che corrono tra una pausa e l’altra, nella capacità filosofica non sempre chiarissima che un autore vuole cercar di far capire e che, eppure, stringe ancora nel suo pugno, indeciso sul da farsi.

E’ così difficile comprendere una poesia?

Antologia poetica: recensione

Antologia poetica

Elena Deserventi ha iniziato proprio così il suo percorso, il suo compito in questo universo parallelo, “social”, che porta il nome di Facebook, e che molto spesso nasconde più insidie che piaceri. Inchiniamoci, intanto, al pensiero di Umberto Eco, riguardo il mondo social, e l’affermazione che anche un” imbecille”, oggi nel web,  possa sentirsi nel diritto di parola quanto lo potrebbe essere un premio Nobel. Proprio per questo occorrerebbero salvaguardie, tutele nei confronti di chi, in una giungla di definizioni volgari e lerce, trova il suo rifugio nella comprensione delle sue composizioni, o addirittura nel riconoscimento di un dono indiscutibile.

La missione della prof.ssa Deserventi, quindi,  è stata (ed è) innanzitutto guidare noi lettori nella giusta direzione verso cui una poesia di valore vorrà indirizzarci, e come lei stessa chiarisce il tutto, nella prefazione del libro, ci risulta ancor più semplice poi, saperci misurare con i dieci poeti, ognuno con due poesie pubblicate, e valutarne l’effetto stimolante di un pensiero artefatto, e quanto potrà quest’ultimo impressionarci e in che modo, alla fine, conquistarci.

Ecco cosa ci spiega:

Nelle poesie entrano la realtà del mondo e dell’uomo odierni, con implicazioni negative o positive; la fugacità del tempo e la labilità delle cose umane; la funzione del ricordo, il nostro destino di uomini, l’aspirazione alla libertà, l’amore (e la donna) nelle varie sfaccettature, il desiderio di coinvolgere corpo e anima nel godimento della vita, la bellezza del mito rivisitato e interpretato alla luce di istanze nuove.

Memorizzate bene questi nomi: Federico Preziosi, Maria Gabriella Cianciulli, Armando Saveriano, Davide Cuorvo. Sono i quattro poeti irpini che partecipano con le loro opere nell’antologia “Nel Corpo della Voce”, dando così uno spazio meritevole al nostro panorama, che molto spesso viene misurato con un’identità che non gli appartiene, ma che invece, contiene nella sua autenticità, nei suoi paesaggi, nella sua cultura la giusta sapienza nel saper comunicare in versi, in uno stile che non nasconde, anzi, esalta la carezza che una parola, una composizione in versi, possono far immaginare la ricerca di un compito così responsabile come l’adattamento delle nostre origini nella continuità eterna di una poesia.

Federico Preziosi, originario di Atripalda e docente d’Italiano a Budapest, esprime così i suoi pensieri, nell’entusiasmo della sua partecipazione alla raccolta poetica:

Essere coinvolto in questa iniziativa è stato molto interessante, innanzitutto perché ho sempre pensato che fosse un’ottima idea lanciare un’antologia che raccogliesse alcuni degli autori più meritevoli che si possano trovare su Facebook. Spesso si pensa che da lì non possa nascere qualcosa di buono. Questa è invece un’opera unica nel proprio genere, non è la solita antologia dove i poeti pagano per figurare: rappresenta uno spaccato della poesia odierna che dai social network coltiva l’ambizione di andare tra la gente, attraverso attività che verranno promosse in sedi fisiche.

Il coinvolgimento della prof.ssa Elena Deserventi nasce dalla sua frequentazione di due gruppi Facebook che ospitano numerosissimi poeti contemporanei italiani, molto spesso pochissimo conosciuti ma non per questo meno capaci di altri, Poienauti e Versipelle, in cui ha iniziato il piacevole compito di commentare le opere pubblicate, delucidando così il lettore che si accingeva a leggere i versi e cercare di capirne il senso. Da qui quindi l’idea di una pubblicazione in cartaceo, dove il compito è proseguito ma in cui, bisogna pur dirlo, una realtà parallela come quella dei social ha preso finalmente il sopravvento sulla realtà, coinvolgendo in essa i suoi protagonisti, donando loro la capacità di confrontarsi a tutto spiano con l’autenticità e non con il fittizio, l’inutile inettitudine dei finti educatori, moralisti.

Giuseppe Cerbino, uno dei massimi cultori di poesia e amministratore del gruppo Poeti Italiani del ‘900 e Contemporanei, cura la postfazione e ci illumina con la capacità di farci comprendere l’importanza di quanto un’opera simile possa influire sul panorama culturale italiano, in quella spesso difficile realtà che racchiude personalità molto spesso interessanti, ma già dimenticate ancor prima di essere scoperte, ed è proprio per questo che il progetto Nel Corpo della Voce farà una sorta di tour promozionale, portando i suoi autori tra la gente, e non nascosti dall’apparente sicurezza di uno schermo piatto.

Il poeta salernitano Alfonso Gatto, scomparso nel 1976, amato da Montale e Pasolini, diceva:

Poco può il poeta per l’intelligenza dell’opera sua: là è soltanto la sua chiarezza.

Carmine Maffei

Luigi Grossi e Mimma Sardella presentano il catalogo Davanti al colore

Il pittore Luigi Grossi insieme alla critica d’arte Mimma Sardella presentano Davanti al colore, un catologo contenente le opere dell’artista. La pittura di Luigi Grossi soffre le angosce del mondo che l’artista, attraverso le sue opere, cerca di superare e smascherare.

Davanti al colore è una raccolta che contiene tutte le opere di Luigi Grossi e citando le sue stesse parole:

Non c’è alcun intento celebrativo, sia chiaro. Voglio solo raccontare come un ragazzo vissuto in strada, con poca scuola, mille mestieri e infiniti rischi, abbia scoperto il mondo dell’arte. E qui, cominciando dalla confidenza con la scopa, la pulizia dei vetri, le piccole incombenze quotidiane, è rimasto via via attratto da una realtà agli antipodi di ogni precedente esperienza…

Luigi Grossi: video

Davanti al colore Luigi Grossi

Il filosofo Aldo Masullo della sua pittura dice:

Luigi Grossi dipinge i colori del nulla. A prima vista, ciò sorprende, appare assurdo, come se qualcuno parlasse di un cerchio quadrato. Si possono mai dipingere i colori del nulla? A volte Grossi ti stupisce con virtuosismi eleganti: gli effetti, per esempio, di vertiginose verticalità ottenuti con orizzontali chiarori. La molteplicità dei colori è la luce, come la varietà delle note è la musica.

Luigi Grossi: quadro

Davanti al colore di Luigi Grossi

Luigi Grossi: biografia

Luigi Grossi nasce a Napoli nel 1949 e la sua propensione per la pittura nasce come un bisogno interiore che ha bisogno di concretizzarsi. La sua formazione è legata ad artisti noti del panorama napoletano come: Vincenzo Montefusco, Brancaccio e Raffaele Lippi.

Luigi Grossi è stato gallerista dal 1980 fino al 2000, oggi è direttore artistico della Galleria d’arte Studio49VideoArte dove ha un laboratorio di restauro e pittura.

Gli spaiati di Ester Viola: la recensione

Gli spaiati (2018) è il secondo romanzo di Ester Viola, pubblicato da Einaudi. Il libro è il sequel de L’amore è eterno finché non risponde (2016). Gli spaiati è un romanzo che, per chi si fosse perso il primo libro, ha senso anche da solo perché nonostante i personaggi principali sono gli stessi per entrambe le opere, ciascun libro racconta un mood sentimentale fine a se stesso.

Ester Viola riesce a descrivere il mondo sentimentale femminile odierno, scandito dai social e da quella voglia d’interpretare il minimo dettaglio ovunque e sempre, anche quando non c’è.

Gli spaiati conduce il lettore nella vita sentimentale di Olivia Marni, avvocatessa divorzista, cinica nel valutare le questioni sentimentali dei suoi clienti ma quando deve fare i conti con la proria, di vita sentimentale, sprofonda in un baratro denso di ipocondria sentimentale.

Per definire questa sensazione interiore, prendiamo in prestito le parole di Olivia Marni:

Per me la felicità è sempre stata una cosa a orologeria. Una specie di pericolo, dove gli altri vedono l’ordinaria amministrazione dell’esistenza. Le persone hanno relazioni, io ho l’organizzazione della difesa. Quando sono felice sprofondo. Per me felice è solo un avvertimento, sempre l’anteprima di qualcosa. Della catastrofe, è chiaro. Perciò faccio quello che mi riesce meglio, sospettare delusioni in agguato. E mi preparo per la guerra, non so nemmeno bene contro chi. Insomma, non mi entrano questi vestiti felici.

L'amore è eterno finché non risponde: il libro

L’amore è eterno finché non risponde

Olivia Marni: come l’abbiamo lasciata ne L’amore è eterno finché non risponde

Olivia Marni dopo tante vicissitudini sentimentali fatte di illusioni, storie sospese e con cui faticava a mettere un punto, scopre di essere innamorata di Luca Ardenghi, il suo capo.

Forse i grandi amori arrivano per sfinimento. Io ho sprecato quindici anni della mia vita a struggermi per qualcuno che non telefonava. Quindici anni buttati alle ortiche. Mi sono serviti per stancarmi di tutto. È stato allora che è arrivato Luca, e tutto il resto.  O meglio, Luca c’era già, ma non in quel senso. Era il mio capo da qualche anno ormai. Comunque, tutto il resto è quel lungo sentiero delle Relazioni Adulte e Funzionanti su cui trovi stabilità. E la stabilità è quel minuto che passa tra la felicità e la domanda: “Tutto qui?”

Ne L’amore è eterno finché non risponde abbiamo lasciato Olivia e Luca con la voglia d’iniziare una relazione che, in fin dei conti, tanto semplice non è: Luca ha moglie e figli. Olivia sa bene che il divorzio serve a definire situazioni patrimoniali, gestione dei figli e rabbia di uno dei due ex coniugi e che lei, in qualche modo, ne subirà le conseguenze.

Gli spaiati: la recensione

Gli spaiati di Ester Viola

Olivia Marni ne Gli spaiati.

Luca ha divorziato dalla moglie e quando uno dei due coniugi vede andare il proprio matrimonio in pezzi, nella maggior parte dei casi, le soluzioni sono due: vendicarsi e far soffrire il maggior numero di persone possibili che gravitano intorno alla vita del lasciato e a quella del lasciante o vendicarsi di tutti indistintamente, cambiando totalmente vita.

Carla, la ex moglie di Luca ha optato per la seconda opzione, decidendo di trasferirsi a Milano con i figli per cambiare vita e lavoro.

Ovviamente questa scelta ha toccato anche la riorganizzazione della vita di Olivia che da Napoli si è trasferita con Luca a Milano.

Olivia è felice? Si sente in coppia o una spaiata? Si può essere spaiati anche in coppia?

Lei risponderebbe così:

I felici sono quelli che non si ricordano neanche la data del matrimonio. Gli spaiati sono quelli che in coppia sanno i giorni di immeritata felicità pure senza ricordarsi di contarli.

La vita di Olivia procede normalmente anche se deve ancora abituarsi al clima di Milano, le manca Napoli e quei punti fermi, amici compresi, che ancora non riesce a trovare nella nuova città.

Per quanto riguarda la storia con Luca, loro, sono una coppia che procede come le altre, sono riusciti a trovare dei compromessi e lei ancora non è parte attiva nella vita dei figli del compagno e non sembra preoccuparsene. La vita di Luca è scandita da turni e da tempi che non le appartengono.

Le relazioni con i separati sono un matrimonio al contrario: il nuovo partner subisce l’ordine della vecchia famiglia, deve adattarsi ai tempi degli altri, ai malumori di semisconosciuti. La famiglia di un altro invade la tua esistenza: è come avere una stanza nuova, ma nella loro casa. Un divorzio è solo un amore passato che ha trovato un modo legale di non passare mai. Questo lo capisci quando sei l’altra, la nuova compagna.

Ester Viola descrive uno scorcio di vita vissuta, oggi, da molti: le nuove relazioni all’interno di famiglie allargate, in cui il nuovo arrivato si ritrova a fare i conti con problemi che hanno un peso diverso dai classici e più noti in un rapporto a due. Non si tratta di fare i conti soltanto con le classiche insicurezze e dubbi che nascono in qualsiasi rapporto di coppia ma si tratta di entrare in uno scenario composto da più personaggi che devono intrecciarsi tra loro, cercando di raggiungere un equilibrio che si sintonizza, ogni giorno, su frequenze diverse.

Copertina de Gli spaiati

Il secondo romanzo di Ester Viola

Gli spaiati affronta anche il tema dell’ipocondria sentimentale che, in fondo, appartiene un pò a tutti. Viviamo costantemente avvolti nelle nostre insicurezze, abbiamo paura delle relazioni a lungo termine perché, in fondo, lo sappiamo tutti che la felicità è un attimo e che le coppie perfette non esistono.

Come direbbe Olivia:

So che volevo passare da “disperata” a “felice con qualcuno” e non da “disperata” a “persona con famiglia di un altro a carico”. Ma forse dietro ogni grande amore trovi solo grandissimi “nonostante tutto”. Ogni matrimonio, ogni coppia, in fondo è solo una separazione disinnescata.

Bowienext: il docufilm e il libro sul Duca Bianco

Bowienext è un docufilm di Rita Rocca, giornalista RAI, che nasce come un progetto indipendente volto a differenziarsi dagli altri progetti nati dopo la morte di David Bowie.

Il docufilm, già per il solo fatto di avere come protagonista il Duca Bianco rappresenta una sfida, proprio perché dopo la sua morte si è speculato abbondamente sulla sua figura.

La regista di Bowienext

Rita Rocca

Rita Rocca non ha pensato e realizzato questo lavoro solo con lo sguardo da giornalista ma lo ha fatto anche con gli occhi di chi ama David Bowie e questo connubio ha dato vita ad un progetto diverso dagli altri perché tocca il cuore anche di chi non è appassionato di Ziggy (altro pseudonimo o alter ego utilizzato per chiamare la pop star).

La regista si è servita del web per chiedere ai fan di mandare dei contributi video su David Bowie e pian piano Bowienext si è arricchito così tanto di contenuti da diventare anche un libro firmato dalla regista e da Francesco Donadio, noto critico musicale.

Bowienext: video

Ritratto animato di David Bowie

Bowienext è un modo diverso di conoscere e approcciarsi a David Bowie perché non lo si guarda con gli occhi della star ma con quelli delle persone che hanno avuto modo di conoscerlo direttamente o di lavorarci insieme o, ancora, con gli occhi di chi ha subìto il fascino magnetico di questo personaggio controverso.

Per usare le stesse parole della regista presenti all’interno del libro:

Non era mai successo in quarant’anni che seguivo la sua musica. Da quella prima volta che il Duca mi apparve nel 1977 alla televisione italiana, così distante e irrangiungibile per me, non avevo osato mai nemmeno sognarlo. Eppure, ora che la sua presenza su questa terra era finita, David diventava per me improvvisamente umano, tanto da poterci parlare, ridere, scherzare. Tanto da poterlo toccare.

In Irpinia prima dell’Unità di Edmondo Pugliese: l’intervista

In Irpinia prima dell’Unità (2019) è l’ultimo libro scritto da Edmondo Pugliese pubblicato da Delta 3. L’opera raccoglie una serie di documentazioni che rendono più chiara la situazione in Irpinia pre Unità nazionale e post.

Edmondo Pugliese evidenzia come i Borboni si siano affidati alle conoscenze tecniche, economiche e culturali del ceto intellettuale irpino come Giovanni Gussone e Pionate, per citare qualche esempio. Il contributo di questi intellettuali ha creato una cultura del territorio, che molti di noi ignorano, legata al settore agricolo e agroalimentare. Purtroppo tutto ciò si è dissolto, andando nel dimenticatoio, con l’Unità quando il governo dei Piemontesi ha distrutto l’industrializzazione del Sud e il declino dell’agricoltura.

Edmondo Pugliese: intervista

In Irpinia prima dell’Unità di Edmondo Pugliese

C’è stato un tempo (quello prima dell’Unità) in cui l’Irpinia aveva una ricca economia agricola-forestale composta dalla coltivazione dei cerali, della vite, dell’olivo e dall’allevamento degli animali senza dimenticare le rigogliose fioriture di piante officinali usate per uso terapeutico.

Il nostro suolo ove Cerere, e Pamona fanno sfoggio maestoso de’ loro doni, ed ove l’ebrezza di Bacco fa obliare le sventure della vita, a mali fisici che aggravano l’umana specie e come nella variante virtù delle sue encomiate acque offre ristoro e baluardo! Soprattutto il suolo beato che circonda l’incantevole soggiorno delle sirene, dove estinti vulcani scuoprono la tremenda forza della natura, ove lo sguardo dello spettatore si confonde tra tanti oggetti di sorpresa, di terrore e di meraviglia. I prodotti di Villamaina sono buoni cereali, ottimi formaggi, se però si fanno in febbraio e marzo; né gli olii vi sono dispregevoli, ed i vini ancora. Vi allignano molte piante officinali, talune tintorie e le varie crociere con le tigliose.

da L’Elogio  Istorico dell’Arciprete Costanzo Macchia

In Irpinia prima dell’Unità, a prescindere dal pensiero che ciascuno può avere intorno a questo periodo storico, è un modo per conoscere nel dettaglio il nostro territorio e iniziare a guardarlo con altri occhi. Il lettore scopre nomi di intellettuali dell’epoca che sono stati apprezzati per il loro intelletto oltre i confini della propria terra. Un esempio è Giovanni Gussone.

Giovanni Gussone: il botanico irpino

Giovanni Gussone

Chi è Giovanni Gussone?

Giovanni Gussone è nato a Villamaina nel 1787, ha studiato medicina a Napoli e si laurea nel 1811. Già da studente mostra uno spiccato interesse per la Botanica che iniziò ad approfondire dopo gli studi anzichè dedicarsi alla professione di medico.

Trascorse la maggior parte della sua vita tra Napoli e in giro per l’Europa alla ricerca di nuove piante e nuove erbe da descrivere e catalogare.

Divenne assistente di Michele Tenore, direttore dell’Orto Botanico di Napoli, diventando una figura indispensabile nell’organizzazione della struttura. Grazie a Giovanni Gussone l’Irpinia ha raggiunto elevati standard culturali per quanto riguarda la botanica applicata al settore agrario.

Il botanico irpino, divenuto un affermato botanico, nel 1817 viene chiamato dal duca di Calabria, che gli affida l’incarico di costituire un Orto botanico a Boccadifalco. Tutta la sua attività scientica è racchiusa in numerose opere, scritte da lui. L’opera più importante di Giovanni Gussone è la Synopsis dove sono descritte tutte le sue esperienze dei viaggi condotti in giro per l’Europa.

Altro scritto rilevante è il Cenno sul coltivamento del riso secco cinese.

Dopo il 1861 il botanico irpino ebbe contatti con personalità rilevanti del nuovo Regno d’Italia e fu nominato da Vittorio Emanuele II professore emerito dell’Università di Napoli.

Giovanni Gussone deluso dagli ultimi accadimenti storici decise di non tornare più in Irpinia, morendo a Napoli nel 1866.

In Irpinia prima dell'Unità di Edmondo Pugliese

Edmondo Pugliese

Edmondo Pugliese attraverso In Irpinia prima dell’Unità rende meno occulto un pezzo di storia che la maggior parte di noi non conosce e ignora.

Usando le parole del professore Pugliese:

Una sorta di ansia claustrofobica rende schizofrenico il pensatore del nostro tempo, che si pone alla disperata ricerca di possibili evasioni.

 

Presentazione dell’antologia La rocca dei poeti con omaggio a Stefano Cucchi

Oggi presso il Circolo della Stampa di Avellino è stata presentata l’antologia La rocca dei poeti, nel libro sono presenti tre poesie per ciascun poeta che ha partecipato alla IV edizione del Festival Nazionale di poesia.

Durante l’evento Michele Gentile, ideatore e organizzatore della Rocca dei poeti, ha spiegato l’importanza della poesia, su come può nascere l’ispirazione di un testo in versi e sul timore che si può provare nello scrivere in questo stile.

L’incontro di oggi ha rappresentato un momento di condivisione tra poeti in essere e poeti in divenire, una sorta di ponte tra chi ha abbracciato la poesia come forma di espressione e chi cerca di avvicinarsi ad essa per hobby.

Gli alunni dell’Amatucci e del Solimena erano presenti all’evento e alcuni di loro hanno letto delle loro poesie.

Rocca dei poeti

Rocca dei poeti

Tra i componimenti presenti ne La rocca dei poeti oggi è stata letta una poesia dedicata a Stefano Cucchi ed è stato un modo per poter far comprendere che la poesia può e parla di attualità perché non vi sono argomenti che possono essere più o meno adatti quando si decide di scrivere in versi.

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