Economia

Avellinesi e vacanze: ecco cosa hanno risposto alle nostre domande

Per qualcuno sono già finite, per qualcun altro devono ancora arrivare mentre per altri ancora non ci saranno: stiamo parlando delle tanto attese vacanze.

Come hanno trascorso o come le trascorreranno gli avellinesi? Chi non è riuscito a partire dove vorrebbe andare in vacanza?

Quale potrebbe essere una meta per una vacanza ideale?

Avellinesi e vacanze: il sondaggio

Mercato di Avellino

Ecco cosa hanno risposto gli avellinesi alle nostre domande!

Avellino: Tommaso Ragazzi parla d’imprenditoria e d’innovazione

Tutto intorno a noi si muove velocemente, compresa l’economia e tutte le sfere le ruotano intorni, imprenditoria compresa. Tommaso Ragazzi, Corporate Strategy & Business Development presso UQIDO, spiega com’è cambiata l’idea di fare impresa oggi e quanto è indispensabile l’innovazione, solo se è effettivamente necessaria.

Tommaso Ragazzi: video

Tommaso Ragazzi UQIDO

L’argomento su cui punta Tommaso Ragazzi è quello di tener ben chiaro che tipo d’impresa si vuole creare e dove si vorrebbe arrivare tra dieci anni. L’impresa è cambiata molto negli ultimi anni, basta guardarsi intorno e vedere le grandi aziende come si comportano.  È importante rendersi conto, vista l’espansione del mercato, che pensare di fare impresa da soli è un’idea che non porta lontano: c’è bisogno di partnership e di una mentalità imprenditoriale che coinvolga attivamente tutte le parti della filiera.

Tommaso Ragazzi: video

Impresa e innovazione

Oggi c’è bisogno di fare rete per poter emergere e in base a questo modus pensandi anche il termine competitor ha mutato la sua connotazione negativa perché, ad esempio, a lui potrei vendere un brevetto ideato da me o sfruttare la forza di due imprese che si uniscono.

Questi accenni sull’imprenditoria portano a delle riflessioni sull’economia nel nostro territorio e sul nostro modo di voler fare impresa senza fare rete che, in realtà imprenditoriali piccole e medie, rappresenta un suicidio o una continua lotta alla sopravvivenza a restare sul mercato.

C’è bisogno di idee innovative da poter fare insieme, per poter uscire dai propri confini e creare economia.

Oculus quest: la nuova frontiera della realtà virtuale immersiva

Oculus quest è un dispositivo in grado di rendere la realtà virtuale accessibile a tutti ed è la nuova realtà ad immersione che, in pochi anni, sostituirà la classica ed ingombrante workstation a cui siamo abituati.

Abbiamo chiesto a Gianpaolo Greco, project manager di UQIDO, di spiegarci qualcosa in più su questo dispositivo che in breve tempo entrerà nel nostro uso quotidiano.

Oculus quest UQIDO: video

Oculus quest

Oculus quest è un dispositivo che, senza l’aiuto di altri dispositivi, ci permette un’immersione completa nella realtà virtuale: tutto ciò che vediamo, una volta indossato il dispositivo, viene incorporato all’interno del visore che, nel caso del modello oculus quest è dotato di 4 telecamere interne, permette di avere una visione completa di tutto ciò che ci gravita intorno sia virtualmente che realmente.

 

“Irpinia sistema turistico”,
presentato il progetto di Confartigianato, Confindustria e Federalberghi

Confartigianato, Confindustria e Federalberghi, presiedute rispettivamente da Ettore Mocella, Giuseppe Bruno e Gerardo Stabile, hanno presentato presso il Circolo della stampa di Avellino il progetto “Irpinia sistema turistico”.

Con tale proposta le tre associazioni di categoria intendono promuovere la nascita di un sistema territoriale che coordini le attività economiche, i beni materiali e immateriali e le risorse naturali ed umane, con l’obiettivo di creare una “nuova destinazione turistica” all’Irpinia.

In tale ottica, le Associazioni, riunite in partenariato, promuovono una raccolta di manifestazioni di interesse di operatori economici che intendano aderire al programma d’azione per poi predisporre una proposta di Contratto di Sviluppo Turistico anche nelle varianti di Accordo di Programma o di Accordo di Sviluppo.

I settori di attività ammessi

Possono rispondere al presente avviso le imprese che esercitano, o intendono esercitare le seguenti attività:

a) attività alberghiere, exalberghiere e di ristorazione;

b) attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento;

c) attività dei servizi delle agenzie di viaggio e dei tour operator;

d) attività di servizi di vigilanza privata;

e) attività di call center;

f) attività di imballaggio e confezionamento per conto terzi;

g) attività delle lavanderie industriali

h) servizi dei centri per il benessere fisico

i) esercizi commerciali di vicinato

j) imprese operanti nel settore dell’artigianato tradizionale e artistico;

k) imprese operanti nel settore dell’artigianato religioso, le cui produzioni di qualità riguardino i luoghi di culto e i territori campani attraversati dai cammini/pellegrinaggi o gli itinerari turistico-religiosi;

l) imprese agroindustriali operanti nella trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli;

m) imprese operanti nel settore delle produzioni alimentari tipiche del territorio;

n) attività di trasporto passeggeri.

La nuova linea Oli d’Italia Sabino Basso selezioni
riceve un nuovo riconoscimento da Berlino

La nuova linea Oli d’Italia Sabino Basso, dopo aver ricevuto il Pentaward di New York, riceve un altro riconoscimento da Berlino: Nacd Packaging Award, premio internazionale che seleziona i packaging più innovativi lanciati sul mercato.

Oli d’Italia Sabino Basso Selezioni

Nuovo premio per la nuova linea Olio Basso

Come afferma Sabino Basso:

La linea Sabino Basso è il punto di arrivo di un percorso lungo e articolato. Dopo 35 anni di lavoro intenso sono arrivato alla conclusione di mettere faccia, nome e cognome su una linea di prodotto. L’azienda negli anni ha scalato gli share di qualità sui prodotti base: era il momento di realizzare qualcosa che fosse top, una linea di oli di alta qualità con packaging dal design accattivante e contemporaneo.

Gabriella De Matteis racconta il sogno di Armando

De Matteis Agroalimentare, nasce a Flumeri nel 1993, rappresenta una realtà tra le più importanti nel mercato della pasta secca di qualità.  La politica aziendale si ispira ad un modello etico basato principalmente sulla cooperazione che, nel tempo, è diventato un punto di forza.

Abbiamo deciso di raccontarvi il sogno di Armando attraverso le parole di Gabriella De Matteis, responsabile comunicazione De Matteis Agroalimentare Spa, perché è un’azienda che dimostra come sia possibile puntare alla qualità pur producendo grandi quantità.

Gabriella De Matteis: video

Responsabile comunicazione De Matteis

Qual è il sogno di Armando e su cosa si basa?

L’eccessiva importazione di grano duro dall’estero, sfocia in un’insufficiente remunerazione nei confronti della produzione nazionale. Ciò rappresenta un rischio per l’economia e lo sviluppo nazionale.

Pasta Armando, per cercare di arginare questo problema, ha instaurato una rete tra produttore, agricoltori e agronomi, ciascuna delle figure si impegna nel produrre materia prima di alta qualità, per realizzare una pasta che sia allo stesso tempo di qualità e sostenibile.

L’agricoltore, secondo il patto stipulato, ha l’obbligo di seminare le varietà di grano duro concordate con il Pastificio De Matteis e coltivarle seguendo il disciplinare che ha come scopo quello di garantire un elevato contenuto proteico.

L’azienda, dalla sua, si impegna a fornire l’assistenza necessaria, mettendo a disposizione agronomi specializzati e ad acquistare il raccolto ad un prezzo minimo garantito superiore a quello imposto dal mercato, sempre in balìa a continue oscillazioni e cambiamenti.

Gli agricoltori vengono aggiornati quotidianamente con un’ App, su cui vengono condivisi consigli, aggiornamenti e tutto ciò di cui hanno bisogno per poter svolgere il proprio lavoro nel migliore dei modi.

Requiem al sogno industriale irpino

 

L’Irpinia tra gli anni ’70 e ’80 divenne la sede privilegiata per la localizzazione dei grandi complessi produttivi che non richiedevano un preesistente ambiente industriale; lavoravano prevalentemente a ciclo integrale e producevano beni intermedi che andavano ad approvvigionare il sistema produttivo settentrionale.

Risorse statali andarono alle imprese pubbliche e assicurarono incentivi creditizi e fiscali e contributi a fondo perduto ai privati. Vennero realizzate, in parte, infrastrutture e servizi. La concentrazione degli interventi pubblici nell’industria offriva vantaggi politici più certi alle forze di governo, rispetto a quanto sarebbe potuto avvenire con uno sviluppo graduale e diffuso. Questa politica miope ma efficace, garantiva alle classi dirigenti un potente effetto di immagine e permetteva di attivare lo scambio tra voti e posti di lavoro.

Cominciò così a profilarsi un connubio tra pubblico e privato che ora si sta rivelando catastrofico. Infatti, assistiamo oggi alla fase della disoccupazione di ritorno in un clima che vede trasformare il territorio in cui sono localizzati i poli industriali in una polveriera di emergenze sociali sempre pronta ad esplodere.

La dimensione degli impianti, la loro elevata intensità di capitale, il ricorso a investimenti anche a fronte di una bassa, talora nulla, redditività, il ricorso smisurato a finanziamenti di istituti di credito non fanno dell’industria, di base  soprattutto, un candidato credibile per lo sviluppo di un’area con grande disponibilità di manodopera scarsamente qualificata come è l’Irpinia.

Le grandi dimensioni produttive richiesero non solo ingenti capitali, ma anche e soprattutto suolo su cui localizzare gli impianti e le infrastrutture necessarie per la movimentazione dei fattori produttivi, entrando in competizione con altri usi del territorio e producendo su di esso pericolosi effetti di polarizzazione, le cui conseguenze sono ancora oggi evidenti.

La maggior parte di queste industrie è ormai inattiva, altre in fase di ristrutturazione e di riconversione, altre ancora soggette a piani di risanamento e bonifica ambientale. In molti casi rappresentano una sorta di “archeologia industriale” dal futuro ancora tutto da esplorare. Ma tutte, indistintamente, hanno segnato, nel bene e nel male, più o meno profondamente, l’organizzazione di un territorio che si espande ben al di là dei meri ambiti di localizzazione.

 

Novolegno,
il gruppo Fantoni saluta l’Irpinia

È ufficiale. Il gruppo Fantoni dismette la Novolegno di Arcella e l’Irpinia perde un’altra realtà industriale che dava lavoro a 117 dipendenti.

Da qui l’ennesimo sit-in dei sindacati uniti davanti il palazzo della Prefettura che in questi mesi ha favorito incontri con i Ministeri competenti.

La Fantoni non solo chiude qui mentre altrove investe ma non vuole neanche cedere la fabbrica di Arcella a diretti concorrenti. Rammarico, quindi, da parte delle rsu che aspettano la riconversione aziendale e un nuovo imprenditore disposto ad investire.

Dino Preziosi replica alle interviste di Alberto De Sio con una lettera aperta

Senza riferimento ad alcuno o qualsiasi persona, spesso mi vengono in mente frasi profonde del tipo “Ubi deficiunt equi trottant aselli,” oppure l’ondata di calore ha colpito parecchie persone.

Ebbene finora mi sono sempre astenuto dal parlare dell’A.Ir, per rispetto dell’azienda in cui ho lavorato per anni, oggi però intendo replicare perché ho già subito parecchio e perché si affermano cose per le quali ho dato mandato ai miei legali di sporgere querela. Cose sulle quali invito l’ingegnere De Sio a smentirmi. Ho letto le dichiarazioni che ha rilasciato a Il Mattino e al Quotidiano del Sud. Premesso che è l’amministratore Unico e non il direttore generale che stabilisce le strategie aziendali ivi comprese le sponsorizzazioni. Si attribuisce sempre la colpa alle passate gestioni e qualcuno si definisce “un tecnico”, ma mi sembra più un moderno Savonarola, censore dei “costumi scostumati” portati al livello più basso.

Sempre per quanto riguarda le sponsorizzazioni, ripeto che venivano decise dagli amministratori unici e all’epoca lo sono stati, in ordine, la dottoressa D’Amelio, attuale presidente del Consiglio Regionale, e il dottore Allodi, che è stato capo gabinetto della Giunta Bassolino, e non dal direttore generale, cioè da me. Anzi, da direttore generale ho scritto agli amministratori più volte dal 2006 affermando di essere contrario alle sponsorizzazioni fatte, ma, poiché non erano contro legge, non potevo far altro che esprimere il mio parere negativo, continuamente disatteso dagli amministratori del tempo.

Questo è andato avanti fino al 2012, anno in cui è stata varata la legge regionale che le ha poi vietate. Ma nei bilanci c’è sempre stata la voce delle sponsorizzazioni e dei relativi importi e il socio le ha sempre approvate, fino al 2013/2014. In occasione di quella per il calcio, peraltro, non ero nemmeno in azienda ma all’epoca le sponsorizzazioni avvenivano comunque alla luce del sole. Adesso non so se si sponsorizza o si viene sponsorizzati.

Va anche precisato che, all’esito di una verifica, l’Agenzia delle Entrate ha ritenuto le sponsorizzazioni che si facevano conformi alla mission aziendale. Inoltre, l’assessore Cascetta inviò una lettera indirizzata dalla Regione, cioè dal socio unico dell’azienda, all’amministratore dell’A.Ir. e al presidente della società di basket, nonché per sola conoscenza anche a me, nella quale invitava tutti a continuare con le sponsorizzazioni.

Voglio anche aggiungere, come emerge dal resoconto integrale n. 15 della IX Legislatura dell’audizione del 5 dicembre 2010, che l’amministratore Unico dell’epoca, Allodi, fu chiamato dalla Commissione consiliare proprio sulle sponsorizzazioni e rispose che aveva scelto, lui e non io, di rinnovarle per il campionato allora in corso da poche settimane perché, si legge, “la squadra aveva determinato un beneficio da un punto di vista di fidelizzazione per l’azienda e un aumento della qualità del servizio”. Nel resoconto integrale di un Question Time l’assessore Vetrella risponde invece che per le sponsorizzazioni la legge regionale pone il divieto a carico della Regione e di enti strumentali e precisa che l’A.Ir. non vi rientra, bensì è una società per azioni a partecipazione totale della Regione. Bastava che De Sio leggesse gli atti.

In realtà, quando si dice che tutto viene dal passato si sbaglia perché De Sio è all’A.Ir. dal 1° settembre 2015, ma da allora non so cosa ha fatto.

Ho una lettera protocollata nella quale richiedevo l’acquisto di 15 autobus bipiano nel 2016 e 2017 e avevamo trovato anche la società di leasing che li avrebbe finanziati con un tasso all’1,5%. L’attuale Amministratore prima disse di sì, ma poi cambiò idea in attesa delle gare. Avevamo anche immaginato di comprarne di usati, sedici mezzi fermi a Modena in vendita intorno ai 150mila euro l’uno, rispetto ai 400-450mila di costo, ma non volle acquistare neanche quelli. Un menefreghismo di fronte al quale un funzionario preferì dimettersi e andare via.

Quando poi dice di essere venuto all’A.Ir. in quanto “tecnico”, devo ricordagli che non è perché ci fosse “puzza di bruciato”, come afferma. Sa bene il motivo: far fuori Dino Preziosi perché non ero in linea con l’orientamento politico del tempo. Gli ricordo allora che quando arrivò mi chiese aiuto dal punto di vista gestionale e amministrativo perché non aveva mai amministrato un’azienda, che sosteneva che volevano fargli fare cose che non voleva fare e che era sul punto di dimettersi. Gli ricordo anche le cose che mi diceva in privato, e che posso documentare, che qualcuno dell’Alta Irpinia “rompeva le scatole alla Regione” affinché io fossi cacciato e che fui obbligato a fare un incontro con un consigliere regionale molto in alto che mi disse che, dopo aver fatto il ballottaggio contro Foti alle Amministrative del 2013, sarei dovuto passare con il Partito democratico, o andare da Enzo De Luca, o sostenere Foti, o avrei dovuto dimettermi da consigliere comunale smettendo di tartassare l’amministrazione comunale. Mi fu detto che diversamente “sarebbe saltato il tappo”, e quindi il sottoscritto, ma io non feci né l’una né l’altra cosa e non ho ceduto al ricatto. Visto il mio diniego, fu varata la legge sull’incompatibilità dei Direttori Generali della aziende Regionali con la carica di consigliere comunale, la cui applicazione nei miei confronti fu ritenuta illegittima dall’avvocatura, essendo il mio uno status di diritto privato dal momento che non ero dipendente della Regione.

Oltretutto, la mia nomina era stata voluta nel 2000 dal professore Frassetto, fondatore dell’azienda, e dall’assessore regionale Cascetta, la cui nomina fu decisa in un noto studio notarile di Avellino, all’atto della costituzione della A.IR spa; non era una nomina politica, anzi avevo contro tutti i consiglieri regionali, e chi sostiene che a volermi in azienda è stato qualche personaggio della politica irpina non dice il vero.

De Sio nelle dichiarazioni alla stampa parla anche di Corte dei conti, ma sembra avere, come sul piano di acquisto degli autobus (e stendo un velo pietoso su come sono andate le cose con Bus Italia) la memoria corta. Gli ricordo, quindi, che le Sezioni Unite della Cassazione con una sentenza del dicembre 2016 e con un’ altra sentenza del gennaio 2017  hanno ritenuto incompetente la magistratura contabile. Prima di dette sentenze la Corte dei Conti operò un immediato dissequestro, nonostante le pagine dei quotidiani locali amplificarono solo il sequestro e non anche l’immediato dissequestro, e  che anche la sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti della Campania, con ben tre sentenze, ha ritenuto inammissibile il giudizio proposto dalla Procura della Corte dei Conti.

Ripeto che il mio era un contratto di diritto privato tanto che la Corte dei conti, nella citazione a giudizio poi ritenuta inammissibile, ha aggiunto che il tetto dei 240 mila euro per me non era applicabile.

Quando poi l’amministratore sostiene che i Tribunali ritengono che la mia è stata una gestione negativa, De Sio evidentemente anticipa decisioni senza tenere conto che i giudizi sono ancora in corso e che ha la pretesa di dare per scontato una decisione, rimessa solo al Giudice. Tale dichiarazione è irrispettosa non solo dell’organo giudicante, ma anche del lettore perché ha solo lo scopo di creare confusione .

Tra l’altro, non è neanche vero che ci troviamo davanti al Tribunale per le imprese perché ci sono due giudizi in corso: uno appunto davanti al Tribunale delle Imprese per quanto riguarda i soli amministratori e uno ad Avellino davanti alla sezione lavoro, per il quale ci potrebbe essere un conflitto di Giurisdizione, e l’altro è il merito del licenziamento che è ancora in itinere e, come mi auguro, quando si capirà che a me si applica la norma del diritto civile come sancito anche dalla  legge Regionale  5 del 2013 e non quella dei dipendenti pubblici, forse riusciremo a ragionare in modo diverso. Nel mio caso, infatti, l’importo si contratta con l’amministratore Unico  e non con la Regione, che invece e rappresentata dall’ARAN.

Senza contare che, ipotizzando varie ipotesi di reato sulle sponsorizzazioni e soprattutto sui miei stipendi, la Corte dei conti, inviò il fascicolo alla Procura della Repubblica di Avellino ma dopo tre anni di indagini e accertamenti patrimoniali, il procuratore dott. Cantelmo e i sostituti dott.ri Taddeo e Del Mauro hanno firmato una richiesta di archiviazione accolta con ordinanza di archiviazione del GIP.

Ma io ho avuto ragione su molte cose: sulla stazione di Grottaminarda, sull’autostazione di Avellino, per la quale mi sono opposto a transazioni per centinaia di migliaia di euro… Evidentemente questo ha iniziato a dare fastidio. In qualsiasi momento voglia fare un confronto pubblico, l’ing De Sio, io sono disponibile e vedremo chi ha ragione, anche sulla base di alcuni file audio che possono attestare la veridicità delle mie affermazioni, ma è esecrabile dire che le cose non funzionano perché prima non si faceva la manutenzione e addossare colpe a chi non ne ha.

Proprio in tema di efficienza, De Sio dice che nei giorni scorsi c’è stato un gran caldo e questo ha mandato in tilt gli autobus, ma se ne sono viste tante in questi ultimi anni: dai pullman che perdono le ruote a quelli in fiamme. Cose mai accadute quando io ero direttore, perché avevamo un’officina organizzata che era un fiore all’occhiello della Campania, che effettuava manutenzioni programmate, ma è stata poi smantellata, spostando personale di grande esperienza ad altre mansioni secondo me anche poco redditizie o licenziando il meglio che avevamo per fare la manutenzione, sia ordinaria sia straordinaria.

Rispetto alla mancata revisione dell’aria condizionata dei pullman, per esempio, devo dire che c’era un dipendente molto bravo che sistemava sempre gli impianti oltre a procedere all’igienizzazione e che stranamente è stato distolto dal duo compito e trasferito a svolgere altre mansioni, togliendolo dall’officina.

Adesso c’è una società esterna che fa la manutenzione, la stessa ditta che deteneva il servizio per l’Eav, e non so se i disservizi dipendano da questo, ma ritenendo tutto legittimo io non ho mai avuto paura delle inchieste che faceva la Procura, sarebbe bello invece se la Procura ogni tanto andasse a mettere il naso nella attuale gestione dell’A.Ir,. Non perché ci siano ipotesi di reato, ma per verificare se tutto quello che è stato fatto, quando c’ero io e dopo, è stato legittimo o meno.

Per quanto riguarda il patrimonio immobiliare dell’azienda, l’amministratore parla di 40mila euro all’anno per il capannone di Pianodardine: è un costo che va avanti dal 1990 quando io sicuramente non ero direttore. In seguito, proprio per risolvere questo problema, avevo chiesto e ottenuto dalla Regione un finanziamento di 3mln e 700mila euro di fondi europei per realizzare il capannone dell’A.Ir. nell’area Bove acquistata all’asta nel 2006, ma dove per vicissitudini varie nemmeno le forze dell’ordine sono mai riuscite a estromettere alcuni intrusi.

Rispetto al completamento del terminal di Grottaminarda, ricordo che l’ho iniziato e quasi concluso io, portando l’opera al 92% e dopo aver fatto anche raddoppiare la giacenza dei parcheggi, mentre non ho mai “inspiegabilmente accantonato” il capannone di Torrette di Mercogliano che, invece, fin quando ero io direttore generale funzionava e con efficienza.

De Sio inoltre, dimentica di dire che con me alla direzione generale sono stati realizzati e sono in uso il deposito di Ponteromito e quello di Flumeri. Perciò è meglio che taccia, anziché dire cose inesatte.

Infine, la questione degli interinali. Ne presi alcuni per coprire una corsa di mattina e una di pomeriggio e per sostituire le corse dell’Eav per 9 mesi, ma da allora sono arrivati a 100 unità e non capisco perché si porta poi il concorso a fine o a inizio anno. Non penso assolutamente che sia per le prossime elezioni, ma continuando ad attingere sempre dalle agenzie interinali,sembra che si eluda il concorso e si arrivi a una sorta di assunzione diretta. Non so come si comporteranno con il concorso, dopo aver preso tutti questi precari e se riescono a garantirgli qualcosa.

In conclusione, le dichiarazioni di De Sio denotano una povertà di argomenti per giustificare i disservizi che l’A.IR sta causando ai cittadini. Disservizi mai avuti sotto la mia gestione.

Fabbrica Iavarone di Calitri,
la Lega porta la vertenza in Senato

Irpinia terra di lavoro precario e vertenze aziendali.

Riflettori puntati, da parte della Lega, sulla Comunità montana Terminio-Cervialto i cui lavoratori non percepiscono stipendio da mesi e sulla Iavarone, la fabbrica di Calitri che ha annunciato licenziamenti e che potrebbe a breve chiudere i battenti.

La questione, molto delicata, è arrivata anche in Parlamento, grazie all’interrogazione presentata dal senatore Claudio Barbaro che, sollecitato dai responsabili provinciali della Lega, ha messo in risalto la dimensione precaria degli impianti industriali presenti in Irpinia e il forte rischio di speculazioni ai danni del territorio e degli operai.

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