Cultura

Brots e Asian Fake si uniscono in una significativa collaborazione

Brots, piattaforma leader in Italia che consente agli artisti di condividere con un click i frutti della loro creatività nel mondo web3 (NFT), inaugura il 2023 annunciando una nuova significativa collaborazione, la partnership con l’etichetta discografica Asian Fake.

I primi tre progetti rilasciati lo scorso anno dalla label meneghina con Ginevra, Deriansky ed Alda hanno collezionato un sold out dietro l’altro, confermando il sempre più crescente interesse nei confronti dei digital collectible su Brots.

I contenuti digitali realizzati da Brots e acquistabili sul portale, sono infatti uno strumento innovativo e tecnologico che permette ad ogni artista di instaurare, sviluppare e alimentare solide relazioni con le proprie fanbase di riferimento, offrendo omaggi esclusivi, quali video inediti, live performance, esperienze AR o merchandise in anteprima.

Brots e Asian Fake si uniscono in una significativa collaborazione

Con questa partnership, Brots prosegue la sua ascesa nel mercato musicale nazionale, offrendo a cantautori, interpreti e musicisti non soltanto uno spazio virtuale in cui promuovere la loro attività ed i conseguenti prodotti, ma anche nuove opportunità di monetizzazione, limpide, etiche e puntuali.

Questa nuova collabo, è solo l’ultima di una lunga serie che vedono Brots cooperare con alcune delle più celebri e solide realtà del mondo discografico internazionale, come quella recentemente avviata con FIMI, che ha è approdata nel mondo del web 3.0 utilizzando la tecnologia blockchain e premiando l’artista Lazza come best-seller dell’anno con un premio in formato NFT.

Dichiara Alessandro Marin, CEO di Brots:

Siamo entusiasti di lavorare con Asian Fake e di offrire ai loro artisti l’opportunità di espandere la loro presenza sulla nostra piattaforma. Siamo fermamente convinti che i contenuti digitali rappresentino il futuro della musica e siamo davvero lieti di essere all’avanguardia nel loro utilizzo.

Brots

Brots: cos’è?

Brots è una piattaforma che rende l’esperienza Web3 accessibile a tutti, consentendo pagamenti in euro e creazione del wallet in un solo click. L’azienda, #1 in Italia, sta sperimentando metodi innovativi nell’utilizzo di NFT per l’industria musicale, connettendo il Web2 al Web3, in un’ottica di qualità, condivisione, avanzamento e ricerca tecnologica, senza dimenticare la costante attenzione a scelte etiche ed ecologiche.

Oh no! Tour di Leyla El Abiri

Oh No! è il disco d’esordio di Leyla El Abiri. Ricchi di immagini poetiche, i testi descrivono lo stupore, la malinconia, l’angoscia, la serenità e la noia che si prova quando ci si sveglia quasi adulti.

Nascono da una raccolta di pensieri e poesie scritti da Leyla in adolescenza che successivamente ha deciso di trasformare in canzoni.

Il disco è composto da 6 brani caratterizzati da atmosfere molto diverse fra loro: dal sound anni ‘60 di “Bigiotteria“, dove il mellotron e le spazzole la fanno da padroni, passando per i temi orientali e le percussioni granitiche di “Fuoco e fiamme” fino ad arrivare alle sonorità elettroniche di “Coltelli“.

Racconta Leyla:

Oh No! è una raccolta di brani che sono stati scritti tra i 17 e 19 anni e descrivono la solitudine di chi si sente sempre nel posto sbagliato, sia tra le mura della propria stanza che in un posto affollato. I testi sono ricchi di immagini poetiche che esaltano il contrasto tra la dolcezza e innocenza dell’adolescenza e l’angoscia di un’insoddisfazione cronica.

Il titolo dell’EP è un’esclamazione che riassume lo stupore dello svegliarsi grandi, con tutte le responsabilità e ansie che ne derivano, senza esserlo davvero. È la ricerca di un “luogo sicuro” all’interno della propria testa ma anche la paura di non trovarlo mai.

Leyla El Abiri

Leyla El Abiri: chi è?

Leyla El Abiri, classe 1999, è nata a Genova.

Nel 2018 pubblica il suo primo singolo “Caffè” e dà il via al suo progetto. Partecipa al Rock Contest Controradio 2019 e arriva tra i 6 finalisti su oltre 600 partecipanti.

Si esibisce al GoaBoa Festival 2019 e nel 2020 come opening act per Calcutta, Mecna, Giovanni
Truppi
e Motta.

Nel 2021 pubblica i singoli “Bigiotteria” e “Fuoco e fiamme”, due brani presenti nel disco di esordio di Leyla (prod. Fulvio Masini presso Unbox Studio).

Claudia Gerini e Mauro Gioia rendono omaggio a Pasolini

Per rendere omaggio a Pier Paolo Pasolini, a cento anni dalla nascita, Mauro Gioia e Francesco Saponaro puntano i riflettori su uno degli aspetti della sua produzione un pò meno indagato ma decisamente interessante, quello legato al profondo rapporto che ebbe con la musica. Intorno agli anni Sessanta Pier Paolo Pasolini si dedicò alla scrittura di testi per canzoni che lo portarono a intrecciare relazioni con artisti quali Piero Umiliani, Ennio Morricone, Domenico Modugno, Sergio Endrigo, Laura Betti, Grazia De Marchi, Gabriella Ferri.

Canzoni che sono storie a tutti gli effetti, con personaggi veri, ironici, coraggiosi, ribelli, forti ma soprattutto pieni di vita come quelli dei suoi romanzi.

Claudia Gerini e Mauro Gioia rendono omaggio a Pasolini

Le canzoni del poeta di Casarsa sono stelle di una galassia che sta al corpus dell’intera opera pasoliniana come una predella alla sua pala d’altare. Più che canzoni d’autore, sono Lieder sbocciati dall’inguaribile spleen di un Tiresia nostro contemporaneo. Piccole storie in cui riverberano i temi più cari allo scrittore corsaro, al cineasta assetato di realtà, di mito e poiesis, in cui si innesta la disperata vitalità dei suoi versi al piglio giocoso del fanciullo friulano dallo sguardo malinconico.

Per cantare Pasolini bisogna attraversarne il corpo narrativo e poetico, crearsi uno spazio tra gli anfratti e far scorrere musica e parole, come nell’alveo di un fiume.

Nelle sue canzoni soffia il vento della protesta, perché il mondo è ancora preda braccata dalla furia consumistica e la fatica di vivere resta la stessa. Non suonano datate le musiche perché nei versi che le accompagnano Pasolini seppe immaginare i mali che affliggono la nostra società; e perché i compositori che si prestarono a metterle in musica erano parte di una comunità di artisti e intellettuali molto attenta ai contenuti e che mai avrebbe preferito la forma del semplice consumo ‘melodico’. Si chiamavano Giovanni Fusco, Sergio Endrigo, Domenico Modugno che in quel capolavoro per immagini che è Che cosa sono le nuvole? canta di due patetiche marionette agonizzanti, finite in una discarica a guardare il cielo, “straziante, meravigliosa bellezza del creato”.

Degas: le tre aree tematiche della mostra a Napoli

La mostra, scandita in tre sezioni, intende risvegliare l’attenzione su uno degli aspetti meno noti della
formazione artistica di Degas, il rapporto con Napoli.
Rapporto che, come noto, parte dal nonno Hilaire Degas, stabilitosi a Napoli per mettersi al riparo dai moti rivoluzionari parigini.
Degas, grazie al nonno, oltre che ai fermenti della Parigi fin de siècle, si formò nella luce e nel fervore
culturale che, all’epoca, animava la città di Napoli.
La mostra intende, quindi, attraverso un percorso in parte multimediale e in parte con opere originali
realizzate da Degas e dai suoi amici, creare i presupposti per una futura indagine, esaustiva, del periodo napoletano del grande maestro dell’Impressionismo (1854 – 1856).
In mostra vi saranno opere rarissime, come le due serie di monotipi La Famille Cardinal e La Maison Tellier, realizzati da Degas ed editate dal mitico mercante Ambroise Vollard.
La Famille Cardinal, realizzata per illustrare il romanzo dell’amico scrittore Ludovic Halévy, racconta la vita di una famiglia borghese nella Parigi di fine Ottocento ed è considerata uno dei capolavori di Degas per la qualità del segno e per la precisione nella descrizione dei personaggi, in cui si riconosce lo stesso Halévy.
Le opere de La Maison Tellier, realizzate per supportare visivamente il racconto scritto da Guy de
Maupassant, sono considerate tra le opere più importanti e riuscite di Degas per l’alta qualità della resa,
emotiva, delle scene rappresentate, che raccontano in maniera cruda e realista la vita di una “Maison
Close” parigina.
Lo sfarzo delle sale “d’accueil” non nasconde la triste vita che si svolgeva al suo interno.
Degas entra senza compiacimenti e senza ripensamenti all’interno di una casa di “piacere” per rendere
visibile, in una maniera da fotoreportage, la quotidianità di vita al suo interno.
Il percorso della mostra, che si apre con il ritratto del nonno Hilaire Degas, viene scandito da circa 30
disegni provenienti dal Carnet di Ludovic Halévy in cui, oltre ai ritratti dei personaggi che frequentavano il salotto Halévy, come ad esempio Offenbach, sono presenti studi e disegni preparatori di alcuni dei suoi
celebri dipinti, come ad esempio Mademoiselle La La au cirque Fernando.
Un’attenzione particolare è dedicata al famoso dipinto La Famiglia Bellelli, in cui sono ritratti la cugina, il marito e le due figlie ed in cui Degas esprime la sua capacità di introspezione psicologica dei personaggi, restituendo nel dipinto riprodotto in mostra i rapporti non idilliaci tra i personaggi rappresentati.
Nelle tre sezioni, una è dedicata ai temi cari a Degas: le sue ballerine. Le troveremo, quindi, rappresentate sia in scultura, sia in splendide e rare acqueforti ed héliogravure.
La terza sezione è dedicata ai suoi compagni di strada, da Manet a Cézanne, al suo sodale Marcellin
Desboutin artista “maudit” che, dagli sfarzi della sua splendida villa “l’ombrellino” di Fiesole, in cui a suo
tempo visse Galileo Galilei, finì in ristrettezze a Parigi e divenne uno dei più cari amici di Degas, da lui
spesso ritratto nei suoi dipinti.
Tra le importanti opere in mostra si segnala un preziosissimo disegno di Degas, proveniente dalla famiglia dell’artista, in cui è ritratto Eugène Manet, fratello del più celebre Édouard e marito della pittrice Berthe Morisot, anch’essa presente in mostra con un toccante ritratto fattole da Manet, pochi giorni dopo la morte del marito Eugène.
Una mostra, questa, che annovera aspetti poco noti di Degas e che porta al grande pubblico il piacere della scoperta di opere raramente esposte al pubblico per la loro fragilità.

Degas torna a Napoli, la prima volta dopo oltre un secolo

Degas: le tre aree tematiche della mostra a Napoli

La mostra si suddivide in tre aree. Questa prima sezione guida i visitatori nelle vicende familiari del
barone Hilaire Germain Edgar De Gas, da tutti conosciuto come Edgar Degas, a partire dal ritratto del
nonno Hilaire e da quelli di alcuni dei suoi famigliari, per poi terminare con il capolavoro La Famiglia
Bellelli. Ad introdurre i visitatori all’esposizione, una carrellata di immagini e di opere che raccontano
la Napoli di fine Ottocento, che accolse Degas durante il suo soggiorno napoletano (1854 – 1856).
Una città, Napoli, che restò nel suo cuore per il calore della sua gente per la luce del suo cielo, che ritornava costantemente nei suoi racconti, specie durante le fredde serate parigine.

La seconda sezione è dedicata ai temi preferiti da Degas: ballerine, corse dei cavalli, serate tra teatri,
caffè-concerto e “Maison Close”. Degas esplora e viviseziona una società che cambia e che, tra la
frenesia di una vita fatta di luci, suoni e sfarzi, in una mondanità apparentemente senza limiti,
nasconde al suo interno il dramma di chi da questo mondo è espulso, relegato nella quotidianità
faticosa di lavandaie, stiratrici, prostitute o di personaggi inebetiti dall’alcool, all’interno di fumosi
café.
Questi due aspetti della sua vita parigina emergono in maniera esemplare dalle straordinarie immagini
e dagli studi fatti dal vivo da Degas, uno dei più grandi cantori della società francese di fine Ottocento.

La terza sezione di questa mostra è dedicata agli amici, alla vita sociale e anche alle sue tormentate vicende personali, con la presenza di opere e immagini di artisti quali Marcellin Desboutin, Ludovic Halévy, Cezanne, Pablo Picasso, Filippo Palizzi, Domenico Morelli, Édouard Manet, Todulouse-
Lautrec. Inoltre, viene messa in luce la straordinaria avventura di Degas alla scoperta dell’Impressionismo e di un mondo in grande trasformazione.

Overthinking è il nuovo singolo di Laplastique

Overthinking, nuovo singolo di Laplastique, songwriter marchigiana dalla grande voce che vive in bilico tra musica e filosofia. Il brano, che si presenta come un lamento, esplora nuove possibilità di senso da dare alle cose ed è stato scritto durante una quarantena a Bologna nell’estate del 2020 tra caldo torrido, sogni, il solipsismo di discorsi esistenziali e un immancabile profumo di incensi.

La cantante descrive così il suo nuovo singolo:

Dentro Overthinking ci sono io. Un flusso di pensieri che non si ferma: un universo rizomatico cucito sulla voragine. La melodia che accompagna il sottofondo del mio cammino, scontrandosi con l’opposto di un indole impulsiva, che si abbandona facilmente alle cose. Torna la dialettica di Frastuono: un duello tra i ferventi istinti e il freno delle vertigini provate dinanzi al vuoto. L’esitazione a respirare o di tenersi a galla sul niente, contrapposta alla necessità di riempire per forza gli spazi bianchi e creare: costruire qualcosa con l’impalcatura del pensiero, pur cavalcando l’onda del non-senso e della contingenza. L’Overthinking come un singhiozzo: un rumore metallico e fisso sulla stessa nota, che ravviva sempre il colore di ogni esperienza, rendendola più preziosa. Una forza proporzionale all’istinto.

Laplastique

 Laplastique: chi è?

Laplastique si descrive con queste parole:

Sperimento combinazioni di parole per dare nuove direzioni alla mia voce. Mi perdo tra le colline, per poi ritrovarmici mentre scappo dal gelo di una città multiforme. Cerco l’ignoto nel conforto tiepido dell’abitudine tra quei perimetri rigidi da cui mi appresto ad uscire ma che non voglio mai veramente scavalcare.

Laplastique (Laura Gismondi) è una cantautrice italiana che vive tra le Marche e Bologna. Canta sin dall’infanzia e comincia ad accompagnarsi con la sua chitarra Annie ed a scrivere canzoni dall’età adolescenziale. Da sempre coltiva la musica in parallelo alla scrittura ed alla filosofia: centro motore e fonte di ispirazione per la sua poetica.

Il contrasto è la parola-chiave della sua musica: come un Giano-Bifronte, vive in bilico tra la musica soul ed il synthpop, tra la vivacità cromatica delle tastiere elettroniche e le improvvisazioni soul. La sua arte è impegnata nel conflitto di una dialettica tra bianco e nero, profondità e superficie, musica e parole, forma e contenuto, dicibile e indicibile.
Si esibisce da sempre in serate di musica live, nelle Marche e a Bologna (dove studiava). Nel 2018, dopo la laurea, trascorre un periodo a Londra dove frequenta Point Blank Music School ed ha modo di avvicinarsi, in maniera tecnica, sia alla musica soul, che alle sperimentazioni di musica elettronica.
Nell’ottobre 2020 inizia la collaborazione con Daniela Munda, sua attuale produttrice.

Nell’inverno 2022 entra nell’etichetta “Marche di Fabbrica”, dell’Associazione Culturale Defloyd. Il 15 maggio 2022 è uscito un nuovo singolo: “Frastuono”, distribuito da Pirames International e dall’ufficio stampa di Giuseppe Piccoli– Sei tutto Press.

L’uscita viene segnalata fra i singoli di Rockit nell’articolo “Il bollettino del 13 maggio”. La rivista Le Rane sponsorizzano poi l’uscita dell’annesso video, realizzato dall’artista Andrea Spinelli con le sue illustrazioni in time-lapse.
Nel gennaio 2023 realizza “Overthinking”, singolo d’apertura di un EP in uscita entro l’anno.

Degas torna a Napoli, la prima volta dopo oltre un secolo

È noto che il pittore e scultore Edgar Degas (1834 – 1917) coltivò sin dalla giovinezza uno stretto rapporto con l’Italia e con Napoli eppure mai, fino ad oggi, la città ha ospitato una mostra a lui dedicata. Per la prima volta in assoluto, dal 14 gennaio fino al 10 aprile, Degas, il ritorno a Napoli celebra finalmente quel legame, con una selezione di quasi 200 opere originali esposte nella Sala del Refettorio del Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore, a pochi passi da Palazzo Pignatelli di Monteleone, residenza del nonno paterno e di parte della famiglia, meglio conosciuto come Palazzo Degas.
Prodotta da Navigare srl e patrocinata dal Comune di Napoli, la mostra è curata dall’esperto e
collezionista d’arte Vincenzo Sanfo e si articola in tre aree tematiche.

La prima, riferita agli anni giovanili di Degas, ricostruisce le atmosfere della Napoli di fine Ottocento, attraverso immagini storiche e l’analisi del ritratto del nonno Hilaire De Gas, primo importante dipinto realizzato a Napoli dal futuro pittore impressionista, e quello della famiglia Bellelli, suoi parenti, proposti in mostra in una riproduzione multimediale.

Degas torna a Napoli, la prima volta dopo oltre un secolo

Con la seconda sezione, dedicata ai temi distintivi dell’arte di Degas: ballerine, prostitute, cavalli da corsa e café-chantant della Belle Époque, l’esposizione entra nel vivo con una galleria di disegni, studi preparatori, numerose incisioni tra monotipi, litografie e xilografie, e tre sculture in bronzo. Tali opere risultano fondamentali per comprendere a pieno l’arte del “pittore delle ballerine”.

L’attenzione alla forma e al segno, che si realizza attraverso lo studio, l’imitazione dei grandi maestri della pittura italiana oltre che del neoclassicista Ingres, insieme all’esercizio del disegno, lo
accompagneranno fino alla morte. Il disegno, per Degas, rivela molto meglio della pittura la vera personalità di un artista. Anche quando entrerà nel gruppo degli Impressionisti e si dedicherà al colore, Degas non abbandonerà questa convinzione.

Accanto alla produzione di disegni e incisioni dell’artista, rappresentata dalle serie La maison
Tellier e La Famille Cardinal e, in facsimile, dal Carnet di disegni per Ludovic Halévy, spiccano in
questa esposizione numerosi altri celebri artisti tra cui Pablo Picasso (acquaforte Degas e Desboutin,
serie La Celestine) e Jules Pascin (disegni a inchiostro Maison Close).

La terza area tematica riguarda aspetti più mondani della vita di Degas, le sue frequentazioni
con altri artisti e gli anni più tormentati della sua esistenza minata dalla cecità. In questa parte della
mostra, sono esposte opere pittoriche e grafiche di artisti napoletani, come Filippo Palizzi, conosciuto
alla Reale Accademia di Belle Arti di Napoli, con il quale Degas condivise il dissenso per
l’insegnamento accademico. L’area ospita anche altri illustri artisti come Domenico Morelli, Frank
Boggs, Giuseppe Canova, Ferdinando Pappacena e Édouard Manet, con il prezioso olio su cartoncino
Vase de fleure.
Infine, trentaquattro fotografie realizzate da Degas, provenienti dalla Bibliothèque National de
France, evidenziano l’interesse di Degas per la recente invenzione quale strumento di studio per il
movimento del corpo umano e dei cavalli, accolta da molti Impressionisti.
Degas, il ritorno a Napoli sarà visitabile sino al 10 aprile con orario continuato, giorni feriali dalle ore
9:30 alle 19:30 mentre sabato, la domenica e festivi dalle 9:30 alle 20:30.

Mi Perdo è singolo di esordio del duo pugliese La Chiamata d’Emergenza 

Disponibile dall’11 gennaio nelle piattaforme digitali e in radio Mi Perdo, singolo di esordio del duo pugliese La Chiamata d’Emergenza scritto da Marco Di Nunno e arrangiato da Andrea Cascini con la partecipazione musicale di Francesco Cassano.

Il brano nasce in versione “piano e voce” in un appartamento a Milano, mentre la produzione finale è un connubio fra strumenti elettronici e cordofoni come la chitarra elettrica che rievoca sonorità e connotazioni stilistiche appartenenti a differenti culture musicali, quali la musica pop, trap, R&B e soul, trasportando l’ascoltatore in un’esperienza musicale particolarmente ricercata dal punto di vista compositivo, stilistico, di arrangiamento e sound design.

La Chiamata d’Emergenza spiega così il senso del singolo:

Mi Perdo è la sintesi descrittiva di come l’uomo della società odierna venga circondato da una serie di distrazioni inutili e controproducenti, facendogli perdere di vista l’essenziale, i piccoli dettagli della vita come un incontro, una chiamata inattesa, un abbraccio, un bacio rubato durante una pausa.

Quest’insoddisfazione trova poi rifugio nella figura di una donna, antidoto prezioso al suo mal di vivere. Poter ‘morire’ dentro il suo corpo – frase contenuta all’interno del brano – riassume in maniera perfetta la centralità della figura femminile all’interno della storia, capace di disinnescare ogni forma di frustrazione, conflitto interno e impotenza di reagire agli eventi esterni della vita, impossibili da controllare.

Il duo si descrive così:

Siamo un duo pugliese nato a Bitonto da una vera e propria chiamata d’emergenza.
Uno squillo inatteso, l’incontro, un impeto subitaneo e l’esigenza di raccontare al mondo le nostre radici, mantenendo fedele la sensazione costante di sentirsi fili d’erba dentro una vita cinica e perfezionista.
Non ci piace etichettarci con un solo genere, ci sentiamo trasversali come i gusti di gelato che scegliamo prima di salire sul palco.
Fottutamente romantici, ribelli del bello e guerrieri difensori della gentilezza.
Siamo nicchia di questa società.

Mi perdo è l'esordio de La Chiamata d'Emergenza

La Chiamata d’Emergenza: chi sono?

La Chiamata d’Emergenza è un duo pugliese formatosi in periodo pre-pandemia a seguito di una vera e propria “Chiamata d’Emergenza”.
Uno squillo inatteso, l’incontro fugace, un impeto subitaneo e l’esigenza di raccontare il progetto, attraverso la penna di Marco, la chitarra e gli arrangiamenti di Francesco rievocando sonorità e connotazioni stilistiche appartenenti a differenti culture musicali, quali la musica pop-rock, R&B e soul.

La verve fantasista di Manlio Dovì al Teatro Garibaldi di Enna

Sabato 21 gennaio si alzerà il sipario sull’irresistibile comicità di Manlio Dovì. Sarà la verve dell’artista palermitano ad animare il pubblico dello splendido Teatro Garibaldi con il varietà “Facce ride show”. Prodotto e distribuito da Tramp Management, lo spettacolo impreziosisce la 9ª edizione di Voci di Sicilia. Una rassegna organizzata da Eventi Olimpo con la direzione artistica di Peppe Truscia e il patrocinio dell’amministrazione comunale di Enna.

Se è vero che gli scienziati hanno curato la nostra salute, ebbene signore e signori, il teatro vi curerà l’anima.

Inizierà esattamente così il personalissimo show di Manlio Dovì scritto a quattro mani con Antonio Di Stefano.

Con un pizzico di presunzione e l’irrefrenabile desiderio di calcare ancora una volta le tavole del palcoscenico che Manlio ama con tutto sé stesso. E proprio il teatro è il luogo principe della fantasia, punto d’incontro tra varie realtà ed aperture all’immaginazione.

Manlio Dovì

Da uno dei fantasisti più dotati del cabaret italiano il racconto, inanellato di battute, su quello che è stato il periodo di lockdown. La nostra vita durante la pandemia e come siamo cambiati. Si riderà di cuore con l’imitazione dei rumori caratterizzanti passato, presente e futuro. Ci si emozionerà quando, alla sua maniera, avrà ricordato le voci e la gestualità di quei maestri che ci hanno regalato momenti indimenticabili. E, con la loro arte immortale, continuano a farlo. Un mix di comicità esilarante declinata in canzoni, boutade, monologhi, imitazioni, beatbox, che rapirà il pubblico in novanta minuti di performance.

“Facce ride show” è un varietà comico musicale che mette in luce tutte le doti di interprete, imitatore, fine dicitore e ballerino di Manlio Dovì  . Dalle parodie di personaggi d’attualità, e tanti altri che la televisione ha reso famosi con gli spettacoli del Bagaglino, ai monologhi satirici. Dalle imitazioni di cantanti celebri alle maschere immortali. Da Frank Sinatra a Ray Charles, da Charlot a Totò. Un caleidoscopio di volti e luci che si concentrano e si rincorrono con un ritmo che non lascia respiro.

L’appuntamento con Manlio Dovì e il suo “Facce ride show” è sabato 21 gennaio al Teatro Garibaldi di Enna, all’interno della rassegna Voci di Sicilia.

Salerno: Guida Bio Selezione vini 2023

Le etichette e le relative cantine otterranno l’ambito riconoscimento promosso dalla “Guida Bio Selezione Vini 2023” (Edizione dell’Ippogrifo) a cura di Antonio Stanzione, nel corso della cerimonia che si svolgerà il prossimo 14 gennaio 2023 alle ore 11 al Salone Bottiglieri di Palazzo Sant’Agostino di Salerno, sede dell’Ente Provinciale.

Ecco i migliori vini italiani da agricoltura biologica certificata o in conversione, premiati con l’esclusiva Foglia d’Oro 2023.

Guida Bio Selezione vini 2023

Nel corso della manifestazione, alla presenza degli esponenti istituzionali, dei produttori e dei massimi esperti del settore Wine, sarà illustrata anche la nuova edizione della Guida Bio 2023, con oltre 2000 vini degustati e recensiti e 500 aziende che, per la quarta edizione, si presenta anche in formato cartaceo.

Di pomeriggio si cambia location per il Salone dei Vini, un tasting event aperto al pubblico con le etichette più esclusive in assaggio nella straordinaria cornice della Stazione Marittima Zaha Hadidin programma dalle ore 15 alle 21, dedicato a tutti gli appassionati del vino.

Esordisce Antonio Stanzione, Direttore e ideatore di Guida Bio, curatore sezione Vino:

Guida Bio è il primo e unico format nel panorama nazionale ad occuparsi solo ed esclusivamente di vini derivanti da agricoltura biologica Ripercorre le esperienze di chi ha deciso di intraprendere questa strada, con ampie recensioni di prodotti e aziende che hanno deciso di aderire a rigidi disciplinari di certificazione. Un progetto di divulgazione e promozione della viticoltura biologica e sostenibile, concepita con l’idea di preservare la natura e rispettare la salute del consumatore.

I vini presenti nella guida sono stati degustati e recensiti tutti rigorosamente alla cieca dalle varie commissioni regionali. La valutazione prevede un punteggio da 2 a 5 foglie. È stata, inoltre, assegnata la Foglia d’Oro, una menzione speciale per i vini che si sono distinti per eleganza, qualità e specificità.

La Foglia d’Oro è il massimo premio assegnato ai vini che si distinguono per qualità, per emozione che suscitano, per tipicità o caratteristiche di produzione. In genere si tratta di vini che, nella valutazione, superano i 90 centesimi.

Guida Bio Selezione vini 2023

Continua Antonio Stanzione:  

Il mondo del vino rappresenta, in primis, una grande passione per me. La foglia d’oro nasce dall’esigenza di costruire un premio esclusivo per le aziende che hanno scelto un percorso green, che mira alla sostenibilità.

La foglia rappresenta l’elemento distintivo delle diverse tipologie di vitigno. Esistono in Italia oltre 500 varietà autoctone di uve, tante di esse distinguibili solo dalla foglia.  Abbiamo scelto Salerno per la presentazione nazionale della Guida Bio Selezioni Vini 2023 e per la premiazione della Foglia d’Oro. Avremo centinaia di produttori provenienti da tutte le regioni di Italia. Invito tutti al Salone dei Vini che si terrà alla Stazione Marittima, con una selezione straordinaria di vini 100% Bio.

Eugenio Finardi in Euphonia suite al Trianon Viviani

Il recital di Eugenio Finardi è intitolato Euphonia suite.

Il cantautore propone all’ascoltatore l’esperienza di un percorso emozionale che si dipana tra i brani del suo repertorio e quelli di autori da lui profondamente amati, riletti come meditazioni sulla condizione umana.

Dopo anni in cui ha alternato nei suoi concerti l’interpretazione delle sue composizioni alla narrazione e all’analisi parlata, quasi una conversazione con il suo pubblico, in Euphonia Eugenio Finardi si abbandona al flusso musicale, alla costante ricerca di un senso ulteriore e interiore.

Eugenio Finardi in Euphonia suite al Trianon Viviani

Euphonia è un’esperienza sempre diversa, che supera la parola per arrivare a una trascendenza condivisa tra musicisti e pubblico: al di là di un “canovaccio”, ogni concerto è unico, diverso da tutti gli altri, influenzato dalla sala, il pubblico, il momento… Lo scopo è quello di perdersi nel fluire della musica e di abbandonarsi alle sorprese di un nuovo percorso dove anche le canzoni più conosciute trovano un contesto più ampio, come saltando di pietra in pietra si attraversa un fiume, per arrivare a sponde inesplorate.

Questo gioco di improvvisazione e reinvenzione di Euphonia è frutto della particolare intesa del cantautore con Mirko Signorile e Raffaele Casarano, che collaborano con Eugenio da più di dieci anni.

Questa «magia», come la definisce Finardi, è caratterizzata da «una costante ricerca del senso
profondo della Musica e della sua straordinaria capacità di metterci in contatto con l’Assoluto Cosmico», di quella «mitica Armonia delle Sfere che Dante descrive come massima espressione del Paradiso e la scienza descrive come la vibrazione che tutto lega e tutto contiene».
Eugenio Finardi in Euphonia suite ti aspetta sabato 14 gennaio alle ore 21:00 al Trianon Viviani.
Il concerto è prodotto da Ef sounds.

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