Cultura

Fantasia. Le poesie di Eduardo in musica di Patrizia Cirulli

Il 21 aprile la cantautrice Patrizia Cirulli sarà in concerto all’Auditorium Novecento di Napoli (Via Enrico De Marinis, 4) per presentare live i brani del suo ultimo album Fantasia. Le poesie di Eduardo in musica (Squilibri Editore), disponibile in versione fisica, sulle piattaforme streaming e in digital download.
Inizio concerto ore 21.30. I biglietti sono disponibili su https://www.etes.it
 
Patrizia Cirulli sarà accompagnata sul palco da Renato Caruso alle chitarre, Mattia Boschi al violoncello elettrico e Giuseppe Mazzotta alle percussioniLo stesso Renato Caruso aprirà la data proponendo due brani tratti dal suo ultimo disco “Grazie Turing.
 
In questa data saranno presenti due ospiti speciali, Fausta Vetere (NCCP) e Dario Sansone (frontman dei FOJA), che hanno duettato con Patrizia nel disco.
Dichiara Patrizia Cirulli:  
Una grande emozione e una grande gioia presentare le poesie di Eduardo in musica a Napoli in un posto magico come l’Auditorium Novecento Sarà il mio primo concerto a Napoli, un momento condiviso con i musicisti, gli ospiti e il pubblico. Racconterò con devozione e gratitudine il grande Eduardo.
 
L’album “Fantasia. Le poesie di Eduardo in musica” è una trasposizione in musica di dieci poesie di Eduardo De Filippo, un omaggio a una delle figure più significative della storia del nostro teatro. L’album, realizzato sotto la direzione musicale di Marcello Peghin e la consulenza artistica di Mimmo Paganelli e edito da Squilibri Editore, spazia tra generi diversi: dal folk alla canzone d’autore. Il disco contiene una nota introduttiva a firma di Pasquale Scialò e alcune immagini dei dipinti di Beppe Stasi.
Spiega Patrizia Cirulli: 
 
Incontrando la poesia di Eduardo è successo qualcosa di magico e straordinario che mi ha portato subito a musicare altre sue nove poesie.
Mi sono fortemente appassionata al suo mondo poetico Luca De Filippo mi diede una prima autorizzazione alla pubblicazione e, successivamente, arrivarono anche le autorizzazioni degli altri eredi che ringrazio profondamente per avermi permesso di realizzare questo progetto. Musicare le poesie di Eduardo è stato come entrare in un mondo che non ho mai incontrato nella mia realtà, ma mi ha permesso di percepirlo come se lo avessi vissuto da vicino.
 
Questa la tracklist dell’album: Si t’ ‘o ssapesse dicere”, “L’ammore ched’è?” con Dario Sansone dei FOJA, “Relogio cumpiacente (Fantasia)”, “Io vulesse truvà pace” con Fausta Vetere dei NCCP, “Penziere mieje”, “Quanno parlo cu te”, “‘E mmargarite”, “È notte”, “A…B…C…D…” e “E allora bevo…”
Patrizia Cirulli 

Patrizia Cirulli: biografia 

Patrizia Cirulli è una cantautrice, compositrice, autrice di Milano, dalla voce “insolita e straordinaria”- come l’ha definita Lucio Dalla. Per tre volte finalista al Premio Tenco e per tre volte vincitrice del Premio Lunezia, ha collaborato con vari artisti, fra cui Sergio Cammariere, Mario Venuti, Fausto Mesolella, Vince Tempera, Pacifico, Sergio Muniz.
Nel 2012 pubblica il disco “Qualcosa che vale”, rilettura in chiave acustica dell’album “E già” di Lucio Battisti, in cui suonano 14 fra i migliori chitarristi italiani come Fausto Mesolella, Luigi Schiavone, Paolo Bonfanti, Massimo Germini, Carlo Marrale.
Nel 2016 pubblica “Mille baci” (Egea Music) album finalista al Premio Tenco 2016, vincitore del Premio Stilnovo nell’ambito del Premio Lunezia 2016 e vincitore del Premio La musica della poesia nell’ambito del Premio Bianca D’Aponte 2016. In questo album Patrizia ha musicato e interpretato in forma canzone poesie di grandi autori (Quasimodo, Merini, d’Annunzio, Pessoa, Catullo, Garcia Lorca, De Filippo, Kahlo e altri).
Due anni dopo pubblica “Sanremo d’Autore” (Egea Music), album finalista al Premio Tenco, in cui Patrizia ha reinterpretato alcuni brani che hanno partecipato al Festival di Sanremo. Nel 2020 ha pubblicato una sua personale versione acustica del brano di Achille Lauro “C’est la vie” e nel dicembre 2021 Patrizia ha scritto il suo primo libro di poesie dal titolo “Sola di fronte al mare” edito da Pluriversum Edizioni con prefazione di Alessandro Quasimodo.

History 90: il festival itinerante

Parte il 25 aprile da Napoli History 90, il festival itinerante della musica dance anni 90 e 2000.
Con un programma live che coinvolge artisti iconici come DaturaIce MCLos LocosNathalie Arts (Soundlovers) NejaPaps (Paps ‘N’ Skar) e Taleesa; si rivivranno le sensazioni e le atmosfere che hanno caratterizzato la fine del ventesimo secolo.
Appuntamento per martedì 25 aprile (Festa Nazionale della Liberazione) per il primo appuntamento del festival History 90. Un evento itinerante che partirà dal club Nabilah di Bacoli, in provincia di Napoli, ideato e curato dalla società Groovesensation in collaborazione con DROP.  Il primo appuntamento avrà inizio dalle ore 11 fino alle 23 e il prezzo del biglietto è di euro 25. 
 
Lidea di base è riunire i protagonisti di una straordinaria stagione musicale per rivivere le emozioni e le atmosfere che ruotavano nelle migliori discoteche d’Italia che hanno fatto la storia della musica dance.
History 90
 
Dopo l’appuntamento de 25 aprile il festival continuerà il suo viaggio itinerante il 24 giugno al Maremō beach club di Salerno per poi proiettarsi in piena estate in Sardegna (10 agosto presso Maracuja Club di Budoni – SS), in Calabria (18 agosto presso il Sottosopra Beach di Diamante – Cs) e infine in Puglia (20 agosto presso il Parco Gondar di Gallipoli)
La musica dance degli anni ’90 è stata una vera e propria rivoluzione culturale e musicale che ha influenzato intere generazioni. History 90 sarà un viaggio indietro nel tempo, attraverso un mix di musica, moda e cultura pop che ha caratterizzato quegli anni d’oro.
Gli anni ’90 sono stati un decennio di grande successo per la musica dance, in Italia come nel resto del mondo. DaturaIce MCLos LocosNathalie Arts (Soundlovers) NejaPaps (Paps ‘N’ Skar) e Taleesa sono solo alcuni degli artisti che hanno dominato le classifiche e che ancora oggi vengono ricordati con nostalgia.
La dance degli anni ’90 è stata caratterizzata da un sound unico e coinvolgente, che ha unito influenze musicali di diverse culture, dall’Europa all’America Latina. L’immagine degli artisti era altrettanto importante: i colori fluo, i tessuti elastici e le acconciature esagerate hanno reso la moda degli anni ’90 un’icona indelebile.
Ma la dance degli anni ’90 non era solo moda e musica. Era anche un simbolo di un’epoca di cambiamenti, di nuove opportunità e di apertura al mondo rappresentando la voglia di divertirsi, di ballare e di essere liberi.
L’evento sarà un’occasione per rivivere tutte queste emozioni e per ballare insieme ai grandi successi che hanno segnato un’epoca. Non perdete l’opportunità di viaggiare indietro nel tempo e di vivere di nuovo la magia degli anni ’90.

Nasce Domus: la home collection firmata da Ginori 1735

Nuova importante evoluzione per Ginori 1735, eccellenza italiana del settore lusso e lifestyle, tra i principali marchi mondiali nella porcellana pura e nel design, che lancia la home collection Domus.
Capacità di innovare nella tradizione e volontà di portare l’arte nella vita quotidiana e la vita quotidiana nell’arte per creare nuovi mondi Ginori 1735 sempre più affascinanti, con grazia e audacia, costituiscono da sempre la visione di Ginori 1735.
Con Domus la Manifattura inizia quindi un nuovo cammino che porta il brand ad esprimere ancora più pienamente le proprie potenzialità, mantenendo al tempo stesso intatta la propria forte identità.
Frutto di un processo creativo che ha richiesto oltre tre anni di studio e progettazione in collaborazione con il designer Luca Nichetto, Domus è composta da lampade, arredi e tessuti di altissima qualità, realizzati in collaborazione con esperti artigiani e due importanti partner quali Barovier&Toso e Rubelli, scelti per la loro maestria e la comune sensibilità creativa.

Una collezione totalmente made in Italy, completata da cristalli e posate in cui la lavorazione artistica accresce il valore di ciascun pezzo, unico ed esclusivo, perfetto interprete dei rituali del nostro tempo, del piacere per la propria casa e per l’ospitalità.

Domus rappresenta, in sintesi, la naturale evoluzione del focus della Maison dal tableware e giftware al mondo luxury lifestyle, con un respiro sempre più internazionale e un’attenzione ancora maggiore alle nuove generazioni di consumatori con gusti e stili di vita in continua trasformazione.
La nuova collezione nasce, infatti, dalla volontà e dall’esigenza di offrire al mercato una chiave interpretativa più completa dello stile Ginori 1735, attraverso una proposta capace di valorizzare con ancora maggior vigore l’immagine del brand e di arrivare dritto al cuore del cliente. Con Domus, inoltre, il brand intende rafforzare la propria capacità di essere interprete delle evoluzioni dei codici culturali delle nuove generazioni di maestri di stile, offrendo loro un nuovo concetto di lusso nella vita quotidiana, nei suoi piaceri, nelle sue espressioni artistiche e nell’affermazione dell’individualità di ciascuno. Un concetto caratterizzato da esperenzialità, inclusività e contaminazione di significati e mondi diversi come quelli della moda, dell’arte, del design, dell’architettura, del cinema e, ora, anche dell’arredamento.

Nasce Domus: la home collection firmata da Ginori 1735
La collezione Domus rappresenta una perfetta fusione tra design contemporaneo, alta manifattura italiana e materiali di assoluta qualità, che si traducono in un’esperienza di
arredamento esclusiva e di prestigio.
Le creazioni Domus rappresentano “statement pieces” che si distinguono per il loro impatto visivo e che, per la loro originalità, il loro design innovativo e l’abbinamento inusuale di materiali, diventano protagonisti dell’ambiente in cui sono inseriti.
Attraverso Domus, Ginori 1735 punta quindi a consolidarsi quale marchio globale e a innovarsi rimanendo fedele a sé stessa ed ai suoi quasi tre secoli di storia: il nuovo progetto nasce, infatti, da menti, cuori e mani che hanno fatto propria la grande passione per la grazia e purezza della porcellana, che per Ginori 1735 rappresenta non solo un materiale ma un’attitudine, il desiderio e il piacere di portare la Maison nella vita di tutti i giorni.

Lounge chair LaVenus, armchair e pouf Dulcis, cabinet LaTour, coffe table Optique costituiscono le proposte interior disegnate da Luca Nichetto. Lampade da tavolo Trinitas e
Sideris e la lampada da terra Conterie sono, invece, gli elementi luce realizzati in collaborazione con Barovier&Toso. Tessuti jacquard (Oriente Italiano, Sagitta, Saia e Ondori) che rimandano a famosi decori della Manifattura, frutto di una contaminazione eclettica tra arte, moda e design, sono infine creati grazie alla collaborazione con Rubelli. Completano la collezione cristalli ottenuti senza l’uso di piombo e posate, dove emozione e funzionalità si plasmano sulla tavola, rendendola unica.
La nuova home collection Domus sarà presentata ufficialmente in occasione della Milano Design Week.

Ha commentato Alain Prost, Presidente e Amministratore Delegato di Ginori 1735:

Domus è espressione della continua capacità di evoluzione di Ginori 1735, che si pone l’obiettivo di continuare ad esplorare il proprio mondo e quelli vicini, anche sperimentando nuove sfide, con la volontà di dialogare sempre con nuovi mercati e nuovi clienti.

Sulle orme della materia Mostra personale dell’artigiano orafo Ivan Barbato

Dopo la presenza alla  dove si è aggiudicato il prestigioso premio Incinque Jewels sul tema del Gran Tour, l’Associazione Culturale Incinque Open Art Monti premia il talento di Ivan Barbato con la mostra personale Sulle Orme della Materia al 5 al 7 maggioProsegue l’attività dell’Associazione per la valorizzazione della cultura del gioiello contemporaneo con una mostra capace di “approfondire quella stretta correlazione tra tradizione e innovazione”, dice l’Architetto Monica Cecchini, ideatrice e organizzatrice della RJW e della Galleria Incinque Open Art Monti. Sulle orme della materia è un viaggio a ritroso che l’artigiano orafo Ivan Barbato percorre tra luoghi e diverse forme d’arte, non solo orafa.

Protagonista indiscusso della mostra il gioiello Sulle orme del tempo caro al pubblico romano perché si è aggiudicato l’ambito Premio Incinque Jewel, unione inedita di materiali e tecniche che hanno origine in diversi luoghi ed epoche storiche.

Un vero e proprio percorso attraverso il vissuto dell’autore dove il volto di Medusa ricorda quei temi della mitologia ammirati sin da piccolo, dove il materiale – la pietra lavica del Vesuvio – riconduce a quella terra campana che riporta alle sue origini. Luoghi magici come l’antica città di Pompei, che con i suoi scavi e i suoi reperti archeologici ha conquistato Ivan Barbato e accompagnato il suo progetto artistico e la grande passione per gli antichi mosaici romani. Nell’originale miscela creativa di tradizione e innovazione, l’estro dell’eclettico artigiano orafo lombardo interpreta nella Galleria di Monica Cecchini un viaggio nella storia attraverso luoghi e forme d’arte, preziosi tributi che il tempo non potrà mai scalfire.

I miei gioielli sono eseguiti in modo del tutto artigianale, prestando particolare attenzione alla lavorazione del metallo, alla tecnica del traforo e alla modellazione in cera. Si tratta di creazioni realizzate a mano con gemme di qualsiasi tipo, preziose semi preziose e non. ll mio mantra è un mix: plasmare ogni pezzo con la sua montatura e foggiare un fascino che sappia regalare emozioni nel tempo.

La mostra ha inizio con la collezione Antica Roma, monili realizzati in materiale non prezioso come il bronzo e marmo travertino noce, per poi passare alla collezione Infinity realizzata in collaborazione con il mosaicista Fabio Bordi. Il visitatore potrà ammirare una serie di gioielli anch’essi in bronzo dove la minuziosa modellazione dell’orafo si unisce al paziente lavoro del micro mosaico in marmo o smalti veneziani. Proseguendo si potranno ammirare particolari pezzi unici in argento, fino ad arrivare all’alta gioielleria. È la volta dei lavori in oro, rivisitazione di Ivan Barbato dei diversi stili.

Sulle orme della materia è un viaggio a ritroso che l’artigiano orafo Ivan Barbato percorre tra luoghi e diverse forme d’arte, non solo orafa. 

Da quello archeologico a quello che l’artista definisce Mediterraneo, dove coralloconchiglieturchesipietre laviche, unite alla lavorazione dell’oro, sono protagonisti di gioielli che riassumono temi legati alla mitologia classica. Talvolta corpi ibridi che ricordano le decorazioni a grottesca nonché linee sinuose che via via declinano nel Liberty.  Tocca quindi allo stile rinascimentale fiorentino, in cui spiccano la tecnica del traforo applicata al metallo, l’incisione a bulino e i temi ornamentali strettamente legati alla riproduzione di disegni geometrici e all’imitazione delle fantasie di alcuni tessuti. Il gran finale è un tributo ai gioielli che evocano l’Art Nouveau. Qui la natura è musa ispiratrice del design: fiori e delicati corpi femminili sono l’ornamento dominante, realizzati unendo oro a pietre preziose e semi preziose in una delicata armonia delle forme.

Ivan Barbato taglierà il nastro della sua personale con la curatrice Monica Cecchini in occasione del vernissage della mostra (opening 5 maggio ore 18:00) intrattenendosi con i visitatori presenti.

Galleria Incinque Open Art Monti di Monica Cecchini, via Madonna dei Monti, 69 Roma

Orari della mostra: venerdì 5   vernissage 18/21, sabato 6 11 /13:30 – 16:30/20:30, domenica 7 11/13 – 16/20.

 Ivan Barbato

A proposito di Ivan Barbato

Classe 1981, nato a Gallarate in provincia di Varese, Ivan Barbato è un artigiano della tradizione orafa italiana che ha il suo laboratorio creativo a Cardano al Campo in provincia di Varese. Scopre questo antico mestiere a soli 8 anni, osservando dalla finestra di casa l’antica oreficeria nella quale lavorava la madre.

Quel mondo lo affascina e presto le fantasie di bambino si trasformano in una passione e un mestiere. Nel 1997 consegue l’attestato di qualificazione professionale presso il CAPAC di Milano. Finiti gli studi, lavora per un decennio in diverse aziende del settore orafo.  Nel 2008 inaugura il suo laboratorio atelier, realizzando un sogno e creando la sua prima linea di gioielli che desse ampio risalto alla lavorazione artigianale. Dopo poco tempo, insegue un altro suo desiderio, cominciando a insegnare alle giovani leve oreficeria in una scuola professionale.

Parallelamente, avvia un’importante collaborazione con un brand Italiano dell’alta gioielleria conosciuto in tutto il mondo, esperienza che gli permette di affinare ulteriormente la propria manualità, realizzando pezzi unici di elevatissimo pregio.

 Ivan Barbato

Nel 2011 riceve con orgoglio il riconoscimento ARTIS – Eccellenza Artigiana Lombardia nel settore Metalli Preziosi, Artigianato Tradizionale e Artistico.  Partecipa nel frattempo assiduamente a mostre di artigianato e di settore per dare sempre più visibilità alle sue creazioni. Nel 2017, in occasione dell’evento “Maestri del gioiello” a Milano, si aggiudica il primo premio degli operatori del settore inerente al concorso “Jacopo da Trezzo”.

Nell’ottobre 2022, alla Roma Jewerly Week vince il primo premio del concorso “Incinque Jewels” grazie al gioiello “Sulle orme del tempo”, unione inedita di materiali e tecniche che hanno origine in diversi luoghi ed epoche storiche.  L’atelier di Ivan Barbato si trova a Cardano al Campo in via del Mille 25, in provincia di Varese, a poca distanza dall’aeroporto di Milano Malpensa e a soli 20 minuti di auto da Milano.

A proposito della Galleria Incinque Open Art Monti di Monica Cecchini

Cuore pulsante del Rione Monti, è unica nel suo genere e offre intatto lo scenario di diversi secoli fa. Spiccano nelle mura medievali straordinari elementi marmorei di risulta, derivati proprio dall’adiacente zona dei Fori. Uno spazio che sa valorizzare l’arte in tutte le sue forme.

Con il Premio Incinque Jewels, evento di punta della RJW, giunto alla quarta edizione, l’Associazione Culturale Incinque Open Art Monti valorizza e diffonde la cultura del gioiello contemporaneo, d’autore, d’artista e delle realtà orafe. Monica Cecchini, architetto, curatrice di mostre ed eventi, presidente e co-fondatrice dell’associazione e dell’omonima galleria Incinque, è la ideatrice del progetto della Roma Jewelry Week, un evento culturale, il cui intento è quello della valorizzazione oltre che del gioiello contemporaneo, anche del patrimonio artistico, culturale e immateriale della città eterna.

Serrocroce al Vinitaly per raccontare un’eccellenza made in Irpinia

La birra Serrocroce al Vinitaly per raccontare ad una platea internazionale un’eccellenza made in Irpinia.
Quattro giorni per testare le ultime novità prodotte da Vito Pagnotta, protagonista a Verona, insieme al Consorzio Birraio Italiano, di cui l’imprenditore è tra i soci fondatori.
Allo stand D40 del Padiglione C, i migliori birrifici d’Italia si sono riuniti per la celebrazione di un prodotto che da millenni viene preparato con 4 elementi naturali, senza conservanti e coloranti.
Serrocroce è l’emblema di questa filosofia green, narrazione profonda della storia di Vito, contadino prima che Birraio. La storia delle sue origini, dei luoghi in cui è nato e delle terre che lo hanno ispirato. Un viaggio ricco di umanità e passione, di cui ogni birra ne rivendica il vissuto in modo fedele e sincero.
Luppolo, malto, acqua, lieviti. Serrocroce attinge dalle materie prime del territorio che conferiscono ad ogni nettare sapori unici e profondamente legati alle radici della famiglia Pagnotta, una famiglia di agricoltori, da generazioni dediti alla coltivazione di cereali.
Spiega Vito Pagnotta:
Quando diciamo di essere contadini prima che birrai è a questo che ci riferiamo al grande legame col profumo della mietitura, al colore dei cereali che cambiano da una stagione all’altra; e ancora, alla lenta ed emozionante attesa delle spighe mosse dal vento e asciugate dal sole, pronte per il raccolto.
È bello tornare al Vinitaly e poter raccontare tutto questo. Serrocroce è un prodotto artigianale realizzato con acqua, malto, luppoli e lieviti del mio territorio. Il livello d’eccellenza conquistato negli anni è sicuramente merito di ricerca e sperimentazione, ma le radici sono sempre state la bussola che mi ha orientato in ogni scelta.
Serrocroce crea le proprie birre studiandone e realizzandone le ricette con particolare cura nella scelta degli ingredienti. Ogni birra racchiude dentro di sé un profondo rispetto, studio e riscoperta della tradizione brassicola con un approccio moderno e sostenibile. Ed è così che la piccola impresa di Monteverde ha scalato la vetta conquistando anche mercati difficili e premi importanti.
Vito Pagnotta
Aggiunge Pagnotta:
In Serrocroce si evince la capacità tutta italiana di lavorare con elevati standard di qualità dando forma a prodotti originali che sfruttano nella ricetta ingredienti tipici del nostro ricchissimo territorio. Con questo spirito siamo arrivati alla creazione, non solo di birre molto particolari, ma anche di prodotti unici come il nostro amaro di birra e la gelatina di birra.
Premio Cerevisia, Best Italian Beer, l’Oscar Green sono solo alcuni dei riconoscimenti ottenuti per le creazioni Serrocroce:
Ogni premio ci motiva a spingerci oltre e Vinitaly è stata l’opportunità per presentare al mondo l’ultima sfida, per me la più emozionante perché porta il nome del mio paese: Monteverde – chiosa il birraio.
Monteverde è la birra dell’omonimo paese irpino che ha il merito di aver messo in rete gli agricoltori del posto per creare un prodotto irriproducibile se non, in quell’angolo di Irpinia votato storicamente all’arte cerealicola.
Una birra artigianale prodotta con luppoli e fiori di luppolo selezionati e raccolti a mano nel luppoleto aziendale. I cereali sono di Monteverde e l’acqua e i lieviti sono prodotti in Irpinia. Inoltre, la produzione in birrificio avviene a porte aperte, in modo che ogni conferitore cerealicolo, esclusivamente di Monteverde, possa vedere o partecipare in prima persona alla cotta. Ne nasce una birra di forte identità in cui emerge complessità e freschezza, equilibrio e vivacità.
Prosegue Pagnotta:
Monteverde come tutte le birre Serrocroce è un prodotto sartoriale, un prolungamento naturale dell’artigianato italiano. Insieme al Consorzio Birra Italiana abbiamo mostrato l’anima del segmento brassicolo artigianale.
Un movimento che sta operando bene: lo si vede dal fatto che sempre più italiani apprezzano le birre e le degustano in abbinamento a grandi eccellenze gastronomiche.
Finalmente anche nella birra, come nel vino, si parla di terroir, di valorizzazione del patrimonio di biodiversità di cui il nostro Paese è alfiere internazionalmente riconosciuto.
Vinitaly è e sarà sempre una vetrina interessantissima per diffondere una cultura dalle infinite sfumature e uno strumento utile per la promozione del turismo in Irpinia, un tema che mi sta particolarmente a cuore e su cui credo fortemente.
Nel corso del Vinitaly Vito Pagnotta ha avuto modo di incontrare esperti di settore, professionisti e associazioni. Masterclass e approfondimenti hanno scandito le ore del birraio. Ogni appuntamento è stato un veicolo per la promozione della cultura della birra artigianale al di là dell’aspetto meramente commerciale.
Conclude Pagnotta:
L’unione Degustatori Birre ci ha riconosciuto come azienda modello di birra e territorio, di sostenibilità e di radicazione della terra d’origine. Ha riconosciuto nel sorso che per Serrocroce birra e territorio sono la stessa cosa. È per questo che sto investendo in una nuova forma di turismo brassicolo.
Spero che la birra possa essere da volano di sviluppo per il mio paese spingendo curiosi ed appassionati a vivere un viaggio esperienziale che è immersione nel tessuto agricolo e nella storia di Monteverde. Si parla sempre di enoturismo Serrocroce a Monteverde ha messo in piedi un progetto turistico a tutta birra per la promozione di un luogo che ha tanto da offrire e raccontare.

100 Castelli da conoscere in Campania

100 Castelli da conoscere in Campania è un viaggio fotografico e narrativo tra grandi e piccole fortificazioni, da quelle più conosciute alle più nascoste, disseminate nella regione.
Cento castelli per sognare, per ritornare bambini, quando i castelli erano nelle fiabe e nei giochi d’infanzia, ma anche occasione per rivivere e immaginare le vicende medievali che portarono alla loro costruzione e che li videro testimoni di guerre, distruzioni, invasioni di popolazioni che si succedettero, storie di nobili dinastie.

In questo suo ottavo libro Roberto Pellecchia ha scelto i castelli medievali della Campania che, per il loro aspetto, stato di conservazione o particolare storia, maggiormente emozionano e riportano la mente a quelle epoche lontane.

Racconta l’autore:

I castelli della Campania erano in realtà molti di più ma una parte venne distrutta già in epoche remote, andando talvolta persa anche la memoria storica, e quelli che sono rimasti non hanno avuto vita facile.

Il continuo mutare delle dominazioni nell’Italia meridionale, nonché il verificarsi di frequenti terremoti, mise a dura prova la sopravvivenza di quasi tutti i castelli che, nel corso dei secoli, vennero distrutti, ricostruiti, rimaneggiati o abbandonati del tutto, a seconda delle necessità e delle risorse economiche dei feudatari e della popolazione.

In origine i castelli medievali avevano una funzione prevalentemente militare, difesi da mura e torri, con un mastio che rappresentava il luogo di difesa estrema.

Con la comparsa delle armi da fuoco molti castelli divennero inadatti a resistere ai colpi delle bombarde, per cui furono oggetto di importanti ristrutturazioni per opera di ingegneri militari che si prodigarono nel progettare strutture sempre più resistenti.
Gradualmente, tuttavia, i castelli non riuscivano più a soddisfare le esigenze militari dei secoli precedenti e nella gran parte dei casi vennero adattati a dimore gentilizie o semplicemente abbandonati perché i nobili preferirono andare ad abitare in nuovi palazzi baronali a valle, meno spartani e di più moderna concezione.

Spiega Pellecchia:
Tutto questo si traduce nella condizione estremamente eterogenea dei castelli al giorno d’oggi, aggravata spesso dallo scarso interesse per la tutela del patrimonio storico manifestata da molte amministrazioni locali o, semplicemente, dalla mancanza di fondi pubblici per i necessari interventi.

Oggi il panorama spazia da castelli del tutto scomparsi o ridotti a ruderi evanescenti, a castelli diroccati, trasformati e riutilizzati per nuove funzioni o restaurati in epoca recente. Dal punto di vista della fruizione turistica la situazione è altrettanto variegata perché, purtroppo, non tutti i castelli sono accessibili.

In alcuni casi lo stato di conservazione è talmente precario che la visita è interdetta per motivi di sicurezza, in altri si tratta di beni privati e i proprietari non consentono l’accesso, oppure appartengono alle amministrazioni locali che talvolta non dispongono delle risorse per renderli fruibili.
100 Castelli da conoscere in Campania
Nonostante queste considerazioni, anche attraverso il patrimonio castellare, la Campania si rivela ancora una volta una regione ricca di sorprese e densa di beni monumentali, da tutelare senz’altro meglio, ma allo stesso tempo da meritare una giusta ed entusiastica attenzione.

Conclude:

Scegliere cento castelli tra tutti quelli presenti nella regione non è stato semplice. La selezione è stata condotta in ragione di alcuni criteri oggettivi e anche di alcuni criteri soggettivi spiegati nell’introduzione del testo.

Alla fine, il volume è stato realizzato per chi ancora si emoziona nel vedere un castello, per chi a tale visione si abbandona ai ricordi e alla fantasia, per chi magari ha voglia di conoscere, attraverso le immagini e qualche breve nota storica, la parte più corposa e più rappresentativa di questo grande patrimonio campano, i cento castelli che sono l’oggetto di questa pubblicazione.

100 castelli da conoscere in Campania, volume di ben 208 pagine con oltre 300 immagini tutte realizzate dall’autore, sarà in edicola al costo di 10 euro a partire da giovedì 6 aprile.

I 100 castelli del libro di Roberto Pellecchia

Provincia di Napoli
1 Napoli – Castel dell’Ovo
2 Napoli – Castel Capuano
3 Napoli – Castel Nuovo
4 Napoli – Castel Sant’Elmo
5 Acerra
6 Anacapri – Castello Barbarossa
7 Bacoli – Castello di Baia
8 Capri – Castello di Castiglione
9 Castellammare di Stabia – Castrum ad mare
10 Ischia
11 Lettere
12 Massa Lubrense – Castello dell’Annunziata
13 Nola – Castel Cicala

Provincia di Avellino
14 Ariano Irpino
15 Avella – Castello di San Michele
16 Bagnoli Irpino – Castello di Cavaniglia
17 Bisaccia
18 Calabritto – Borgo Castello di Quaglietta
19 Calitri
20 Cervinara – ’O Castellone
21 Gesualdo
22 Grottolella – Castello Macedonio
23 Lauro – Castello Lancellotti
24 Manocalzati – Castello di San Barbato
25 Melito Irpino – Castello di Melito Vecchia
26 Monteforte Irpino
27 Montella – Castello del Monte
28 Montemiletto – Castello della Leonessa
29 Monteverde – Castello Sangermano
30 Montoro Inferiore
31 Rocca San Felice
32 S. Martino Valle Caudina – Castello Pignatelli
33 Summonte
34 Taurasi
35 Torella dei Lombardi – Castello Ruspoli
36 Volturara Irpina – Castello di San Michele
37 Zungoli – Castello dei Susanna

Provincia di Benevento
38 Benevento – Rocca dei Rettori
39 Airola
40 Apice vecchio – Castello dell’Ettore
41 Casalduni
42 Ceppaloni – Castello Pignatelli
43 Circello
44 Faicchio
45 Gioia Sannitica
46 Guardia Sanframondi
47 Limatola
48 Montesarchio
49 Morcone
50 Pontelandolfo
51 Puglianello
52 S. Salvatore Telesino – Castello Sanframondo

Provincia di Caserta
53 Caserta – Castello di Caserta Vecchia
54 Alvignano
55 Arienzo
56 Caiazzo
57 Calvi Risorta – Castello di Calvi Vecchia
58 Capua – Castello delle Pietre
59 Castel Morrone
60 Francolise
61 Letino – Santuario della Madonna del Castello
62 Maddaloni
63 Mignano Montelungo – Castello Fieramosca
64 Mondragone – Rocca Dragonis
65 Pietravairano
66 Prata Sannita – Castello Pandone
67 Riardo
68 Rocca d’Evandro
69 San Felice a Cancello – Castello del Matinale
70 Sant’Angelo di Alife – Castello di Rupecanina
71 Sessa Aurunca
72 Vairano Patenora – Castello d’Avalos

Provincia di Salerno
73 Salerno – Castello di Arechi
74 Agropoli
75 Battipaglia – La Castelluccia
76 Buccino
77 Caggiano
78 Camerota
79 Camerota – Castel Montelmo
80 Campagna – Castello Gerione
81 Capaccio – Castello di Capaccio Vecchia
82 Castelnuovo Cilento
83 Castellabate
84 Cava de’ Tirreni – Castello di Sant’Adiutore
85 Eboli – Castello Colonna
86 Laviano
87 Lustra – Castello di Rocca Cilento
88 Maiori – Castello di San Nicola di Thoro Plano
89 Mercato San Severino
90 Nocera Inferiore
91 Olevano sul Tusciano – Castrum Olibani
92 Oliveto Citra – Castello Guerritore
93 Perdifumo – Palazzo Vargas di Vatolla
94 Roccadaspide
95 Sala Consilina
96 S. Cipriano Picentino – Castello di Montevetrano
97 S. Marina – Castello di Policastro Bussentino
98 Sicignano degli Alburni – Castello Giusso
99 Teggiano – Castello Macchiaroli
100 Valva – Villa D’Ayala

Al momento 100 Castelli da conoscere in Campania sarà distribuito in provincia di Salerno e, nei prossimi mesi, anche nelle altre province della Campania.

Bolle è il nuovo singolo di Disagio

Il tempo è al centro dello scandaglio della vita quotidiana da parte di Disagio. L’artista salernitano ci ricorda che il tempo ci sfugge di mano velocemente e che sono aggrappandoci ai ricordi di giovinezza è possibile poi compiere un passo verso il futuro. Lo scorrere del tempo è incontrollabile ma allo stesso tempo ci permette di trasformare la vita in un’avvincente avventura a zig zag tra ricordi e ispirazioni per il futuro.

L’artista descrive così il suo singolo:

Ho scritto questo brano poco prima di compiere 30 anni, nel corso del primo lockdown.

Eravamo tutti molto spaventati da quello che stava succedendo nel mondo e la situazione era davvero paradossale, sembrava la fine di tutto. Con questo brano ho permesso ai miei ricordi più intimi di emergere per darmi la forza di affrontare il futuro con consapevolezza. Pensare al me bambino, felice e spensierato, spesso, mi da la forza per affrontare le difficoltà del me adulto, scazzato e malinconico.

Bolle è il nuovo singolo di Disagio

Disagio: chi é?

All’anagrafe Donato Ciao, classe ’90. Creativo per professione, campano, Disagio vive a Eboli in provincia di Salerno.

Ha scoperto il disagio da bambino a causa del suo cognome molto cordiale e delle battute scontate che ne derivano. Ex frontman e autore del power trio garage Hot Fetish Divas con cui ha avuto un’intensa attività live dal 2008 al 2012 nel circuito dei centri sociali italiani.
Dopo 10 anni torna a fare rumore con il moniker di Disagio. Sound tagliente, ritmiche incalzanti, testi irriverenti e spirito provocatorio per raccontare le turbe di una generazione che vive in bilico tra ciò che “era una volta” e ciò che potrebbe essere un giorno. Nella primavera del 2022 pubblica “DISAGIO. EP”, quattro brani prodotti in casa nel corso del lockdown per Walla Walla rec.

Il 28 luglio 2022 pubblica il singolo Spiaggia libera con relativo videoclip realizzato con il patrocinio di Legambiente Campania.
Il 12 Ottobre 2022 pubblica il singolo “A caval donato” con relativo videoclip autoprodotto. Il 16 Dicembre 2022 ha pubblicato un re-edit del singolo “10 Agosto” contenuto in “DISAGIO. EP”. Da Gennaio 2023 inizia la collaborazione con l’etichetta TSCK Records.

Cenere è il brano di K-ANT che anticipa l’omonimo album in uscita

Il videoclip di Cenere, brano di K-ANT che anticipa l’omonimo album in uscita il 4 aprile per Trulletto Records. Il videoclip diretto da Marco Meledandri esprime la necessità di ritrovarsi dopo essersi persi alla costante ricerca di sé stessi attraverso le macerie che spesso accompagnano la propria vita. Cenere è uno dei brani più energici e diretti dell’album in cui l’arrangiamento gioca sui contrasti: le sonorità morbide e aperte delle chitarre arpeggiate e dei pad delle tastiere, convivono con una sezione ritmica più nervosa ed intricata, basata su un particolare equilibrio di incastri tra basso e batteria. Su questo sound si poggia una parte vocale altrettanto cangiante, che passa da un approccio particolarmente melodico e disteso, all’extrabeat nel bridge del brano.

Perdere se stessi, perdere una persona cara. Cambia poco, ci si ritrova smarriti. Domande, sogni infranti, dubbi. Ciò che poteva essere, voglia di altro tempo. Arsi da ciò che siamo stati, resta solo cenere da cui ripartire. Come fossimo noi stessi quel ricordo della persona che non c’è più.

K-ANT

K-ANT: biografia

L’artista si descrive così:

Progetto artistico, band, persona
In costante viaggio tra Bisceglie e Molfetta, impregnato da quell’odore tipico di sottani umidi adattati a sale prove. Influenzato da un miscuglio di generi che vanno dallo ska al reggae, dal rap al funk, dall’elettronica al rock.

In quasi 20 anni di testi e musica, di poesie e canzoni, mi sono ritrovato oggi ad un bivio, a metà strada tra l’immaturità e l’incoscienza di voler cambiare il mondo, e la consapevolezza raggiunta di voler guardare dentro me stesso.

K-ANT (che si legge “chei-ant”) nasce nel 2003 come progetto solista, diventato band nel 2011. Originario di Bisceglie (BT) oggi si presenta live con la sua band, il cui genere fonde funk, rap e rock. Dal 2011 protagonista di numerosi live in tutta Italia sia per la vittoria del contest “A.R.T. Medimex – ARCI Re.A.L. Tour 2012“, che per gli opening act di artisti come Caparezza, Ministri, Rezophonic, Subsonica e Tre Allegri Ragazzi Morti.

Nel 2012 autoproduce il disco “Il Problema“. Nel 2014 vengono inseriti 2 brani in “Hit Mania Special Edition”. Nel 2015 esce il disco “La Concezione Del Tempo” (feat. Caparezza, Molla, ThinkAboutIt) grazie alla vittoria del bando Puglia Sounds Record, e si esibisce come opening act di Manu Chao e al Concerto del Primo Maggio Taranto. Nel 2016 esce il videoclip “La rivoluzione del Ctrl Alt Canc” e 2 brani dell’album vengono inseriti in “Hit Mania Champions 2016”.

Dal 2018 è stato impegnato nella produzione del nuovo disco, collaborando con il collettivo “Crooked Waves” prima, e con l’etichetta Trulletto Records poi. Nel dicembre 2022 pubblica il singolo “Pulsar” e relativo videoclip, mentre a marzo 2023 esce il videoclip di “Cenere” che anticipa l’omonimo album in uscita il 4 aprile.

Passeggeri della Notte di Mikhaël Hers: in anteprima esclusiva

Martedì 4 aprileore 21, per l’anteprima esclusiva de Passeggeri della Notte di Mikhaël Hers, con protagoniste Charlotte Gainsbourg e una Parigi anni ’80 ricostruita al dettaglio. Un film che trascina lo spettatore indietro nel tempo, una storia d’amore, di amicizia, coraggio. Le fervide notti parigine raccontate alla radio da instancabili speaker (tra le quali il mito Emmanuelle Béart) e vissute da giovanissimi in cerca di loro stessi.

Si aprono le proiezioni del martedì alla Cineteca di Milano Arlecchino alle 17 con Dancer, documentario del regista candidato all’Oscar Steven Cantor. Il film racconta la vita e la carriera di Sergei Polunin, il “James Dean della danza,” raccogliendo le immagini della sua infanzia, documentando i suoi tanti successi, i tatuaggi, e l’amore con Natalia Osipova.

Alle 19, in occasione della Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo, si terrà la proiezione speciale di Sul sentiero blu, un film di Gabriele Vacis, in collaborazione con CAI, Club Alpino Italiano, che racconta di giovani protagonisti autistici, che insieme ai loro medici ed educatori, percorrono oltre 200 km a piedi in 9 giorni. Un cammino di crescita, tra fatica e divertimento, in cui i protagonisti affrontano ed imparano a gestire emozioni e difficoltà grazie a specifici programmi abilitativi per sviluppare le competenze sociali. Saranno presenti in collegamento ospiti provenienti da realtà legate al progetto e al film stesso.

 

Dopo la pausa della prossima settimana, l’11 aprile riprende la serie ICONS presentata da Wanted e MUBI Italia – un percorso in 5 film, per 5 serate, dedicata a figure iconiche della cultura contemporanea. Dopo la prima serata di marzo, si prosegue con il secondo appuntamento, The Wolfpack il documentario di Crystal Moselle (2015, 80′) che racconta l’incredibile storia dei fratelli Angulo, costretti dal padre a vivere reclusi in un appartamento di Manhattan, e che trovano la loro fonte di ispirazione e vita nel guardare e recitare i classici del cinema.

Passeggeri della Notte di Mikhaël Hers uscirà nelle sale il 13 aprile.

Stre torna con La Terra è piatta

A poco più di un mese dalla pubblicazione di “Uscire”, il cantautore e polistrumentista campano Stre torna nei digital store con La Terra è piatta, il suo nuovo singolo in grado di stupire e affascinare sin dal primo play.

Dopo aver appassionato e coinvolto pubblico e critica con l’incisività dei suoi testi, avvolti da sonorità fortemente rockeggianti perfettamente amalgamate ad un pop fresco e attualissimo, l’artista dona un’ulteriore prova del proprio eclettismo presentando un pezzo che si distacca completamente dalla dimensione punk-alternativa finora abbracciata, per esplorare la delicatezza e la suggestione di un indie-pop dal profumo vintage ma dal sapore contemporaneo, mantenendo però la graffiante carezza del rock che sostiene e accompagna l’intera release di riff e rullanti, senza rinunciare ai violini e ad un ritornello dal richiamo britpop a lui tanto caro.

Con le sue liriche sospese tra il vuoto scaturito dalla struggente mancanza della persona amata e il desiderio di mettere un punto effettivo ad un capitolo già concluso, “La Terra è piatta” rappresenta la chiusura di un cerchio, della trilogia iniziata ad Ottobre 2022 con “A pezzi”, in cui l’artista ha affrontato il tema della rottura, proseguita con “Uscire”, dove ha raccontato il passaggio tra una fase e l’altra, e che qui si conclude con la narrazione, sentita e viscerale, di ciò che viene dopo, appunto la mancanza.

L’assenza dolorosa e sofferta che attraversa e valica il tempo senza trovare senso e pace in nuove abitudini e conoscenze – «passeranno i sogni come compleanni, e ti cercherò un po’ negli altri» -, portandoci a dubitare di tutto, di noi stessi «adesso che non son più io» -, e perfino delle evidenze attorno a noi – «divento complottista, perché senza di te la terra è piatta» -.

Una vera e propria pop-ballad ricercata ed elegante, capace di cullare ferite e sentimenti tra l’immancabile autoironia dell’artista ed il suo estro creativo, che continua a fare centro per l’originalità delle sue vedute: per supportare l’uscita del pezzo, infatti, Stre ha sfoggiato le sue doti attoriali vestendo i panni di un terrapiattista tra le strade di Napoli e, nel suo riuscitissimo vaneggiare, ha catturato l’attenzione di tutti i passanti e degli utenti online, a cui ha donato un volantino, contenente un misterioso QR Code che riportava, astutamente, all’ascolto di “La Terra è piatta”.

Una visione caleidoscopica e personalissima dell’arte, che grazie al taglio ironico e mordace di cui si compone, gli ha consentito di arrivare dritto al cuore del pubblico sin dai suoi primi inediti e che in questo singolo, senza dubbio il più sofferto e malinconico, ritroviamo sia nel titolo che nel videoclip ufficiale – come sempre ideato, diretto e prodotto dallo stesso Stre -, in cui il flusso di rancore e tristezza espresso nel testo, lascia spazio ad alcuni momenti ilari e leggeri, trasponendo in frame una vera e propria conversazione WhatsApp, per far riflettere su quanto, la mancanza della persona amata, attecchisca sulla quotidianità di chi continua a vivere nella sua presentissima assenza.

Stre 

Dichiara l’artista:

Con questo brano ho voluto fare una cosa a cui tenevo molto, anticipare al pubblico un piccolo assaggio di quello che ci sarà nel mio disco di prossima uscita, anche se ha un mood diverso dai miei precedenti singoli.

Nella mia musica, il filo conduttore è sempre quello di vedere la luce in fondo al tunnel ma è anche vero che, a volte, questa luce riusciamo a vederla solo se conosciamo bene il buio.

Sentivo il bisogno di pubblicare questa canzone adesso, perché per me rappresenta la chiusura della trilogia iniziata con “A pezzi” e proseguita con “Uscire”. Qui si evince ciò che viene dopo: la mancanza. La mancanza quasi perenne, perché il tempo passa, ma la mancanza resta.

Stre 

Stre: chi é?

Stre è il progetto del cantautore, regista e polistrumentista napoletano Stefano Crispino che, dopo aver militato in diverse formazioni come batterista ed aver rivestito il ruolo di frontman e chitarrista in una band pop punk per quasi un decennio, riparte da solista con un nuovo spirito artistico, inizialmente dai tratti indie-pop e via via sempre più contaminato da generi e sfumature sonore differenti.

Il poliedrico artista partenopeo, oltre ad occuparsi della scrittura e dell’interpretazione dei suoi brani, si dedica alla regia e al montaggio di tutti i videoclip che li accompagnano, evidenziando duttilità, eclettismo e visione d’insieme.

Esperienze e competenze artistiche a tutto tondo, evincibili anche dal suo secondo canale YouTube, in cui pubblica recensioni di film e rubriche musicali. La sua carriera solista prende il via con la pubblicazione della coinvolgente “Remake”, ma è con l’iconica “Alzheimer” che il cantautore firma la hit con cui comincia la sua inarrestabile ascesa, a cui susseguono la leggera ma profonda “Un motivo c’è” e la trilogia di incredibile successo iniziata con l’inno generazionale “A pezzi“, in cui l’artista affronta il tema della rottura, proseguita con la travolgente “Uscire”, ove racconta il passaggio tra una fase e l’altra e terminata con la malinconica pop-ballad “La terra è piatta”, che in una sentita e viscerale dedica, pone in analogia la mancanza della persona amata ai dubbi che ne conseguono, su noi stessi, e perfino sulle evidenze attorno a noi.

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