L’arte della pace è il nome della mostra in esposizione presso l’ex Carcere Borbonico di Avellino fino al 25 aprile.
La collettiva, organizzata dall’associazione Arteuropa e curata da Enzo Angiuoni e Nicola Guarino, ha come intento quello di diffondere un messaggio di pace individuale e collettivo interpretato come bisogno intrinseco dell’uomo e della comunità.
L’Arte della pace si avvale dell’estro creativo di oltre 100 artisti, ciascuno a suo modo e secondo i propri occhi, ha realizzato opere che racchiudono il personale significato di pace.
La collettiva può essere visitata dal martedì al sabato dalle ore 09:00 alle ore 13:00 o il venerdì anche dalle ore 15:30 alle ore 17:15.
L’ingresso è libero.
L’arte della pace: gli artisti in mostra
La realizzazione della collettiva racchiude le opere di: Lamberto Correggiari, Antonio Crivellari, Roberto Di Giampaolo, Michele Di Martino, Claudio Mario Feruglio, Ado Furlanetto, Dorotea Li Causi, Cristina Mantisi, Enrico Meo Patrizia Matera.
E ancora: Gianfranco Zazzeroni, Svetlana Boyarkina, Giorgio Celiberti, Francesco Girarldi, Remo Stasi, Luigi Gatto, Giuliano Caporali, Pippo Spina, Enrica Belloni e molti altri ancora.
You Might also like
-
Dinner Club: un viaggio per scoprire gli antichi saperi e sapori
Dinner Club è una docu-serie Amazon Prime Video che ha come protagonista la cucina italiana, quella legata alla territorialità di un luogo e alle sue tradizioni.
A guidare lo spettatore nei diversi luoghi d’interesse gastronomico c’è Carlo Cracco accompagnato nella scoperta delle meraviglie culinarie da: Fabio De Luigi, Luciana Littizzetto, Diego Abatantuono, Valerio Mastandrea, Sabrina Ferilli e Pierfrancesco Favino. Al termine di ogni viaggio lo chef e il suo compagno di viaggio prepareranno una cena per raccontare, attraverso il palato e la parola, agli altri cosa hanno scoperto ciascuno lungo il proprio percorso.
In un clima conviviale si riscopre anche il piacere di stare insieme, condividendo esperienze personali e risate. Mangiare insieme è un atto intimo che porta chiunque ad un livello di confidenza e familiarità più alti, permettendo di aprirsi in modo più semplice e naturale verso gli altri commensali.
Con ciascuno dei volti noti citati lo chef intraprenderà un viaggio, con diversi mezzi di trasporto, in Italia tra entroterra e città di mare, dando valore a luoghi poco noti ma intrisi di bellezza e cultura.
Il format risulta convincente e interessante per diverse ragioni: è una docu-serie culinaria diversa dalle solite e Carlo Cracco sveste, finalmente, i panni dello chef superbo ed altero, con l’aiuto dei preziosi compagni di viaggio scelti, diventando una guida fondamentale per poter comprendere alcune sfumature sulle pietanze, sulle materie prime e sulla loro storia.
Dinner Club: un viaggio per riscoprire la semplicità
Altro aspetto importante è la riscoperta dei sapori di un tempo e della cucina povera, nata dalla mancanza ma ricca di sapore e di equilibri interessanti.
Tra gli esperti di alta gastronomia si sente parlare spesso dell’equilibrio tra i sapori ovvero la capacità di utilizzare diversi ingredienti, facendo in modo che ciascuno possa avere la giusta voce a livello gustativo, senza mettere in second’ordine gli altri. In Dinner Club vediamo che l’equilibrio gustativo lo si ritrova nella semplicità dei piatti, che può solo dare insegnamento alle nuove forme di cucina sperimentale. Proprio la cucina tradizionale, la semplicità degli accostamenti e la freschezza e genuinità delle materie prime impiegate offrono numerosi spunti alla sperimentazione culinaria stellata o a quella molecolare.
Dinner Club ridimensiona il tiro del panorama gastronomico di oggi e della figura di Carlo Cracco, contrapponendosi e distaccandosi dalla sua cucina gourmet. Lo spettatore viene condotto dal noto chef in luoghi ameni e sconosciuti, magari su un porticciolo a mangiare interiora di pesce insieme ai pescatori che raccontano la storia di un luogo o il perché sia nato quel particolare piatto e perché abbia un sapore perfetto.
Un viaggio, in sei tappe, alla coperta degli antichi saperi e sapori da vedere assolutamente!
-
A pezzi è il nuovo singolo di Stre
A distanza di un anno dal fortunatissimo esordio nei digital store con “Remake”, seguito dall’iconica “Alzheimer” e dalla leggera ma profonda “Un motivo c’è”, il cantautore, polistrumentista e regista partenopeo Stre, al secolo Stefano Crisrpino, torna ad intrecciare generi ed emozioni in “A Pezzi”, il suo nuovo singolo.
Scritto dalla fulgida e vibrante penna del poliedrico musicista napoletano, il brano miscela egregiamente un’attualissima e sfavillante dimensione pop dalla melodia super catchy, all’eccentrico e più cupo universo punk tanto caro all’artista, posandosi su un arrangiamento che strizza l’occhio alle rock ballad, avvalorato da chitarre distorte, riff californiani e violini, per dar vita ad un’avvincente antitesi sonora da cui scaturisce un’esplosione di ritmo e sentimento in grado di fondere e attraversare tutte le sfumature del complesso e policromo spettro sensoriale di ciascuno di noi.
Come in ogni release proposta da Stre, infatti, la tematica centrale è di fortissimo impatto socio-emotivo: “A pezzi”, si articola sul concetto di perdita, in una sensazionale analogia con la mancanza, l’assenza improvvisa di una parte di sé, del proprio corpo, come lo stesso artista spiega:
Quando si perde una persona importante, si percepisce un vuoto interiore, uno smarrimento paragonabile all’aver perso una parte, dunque, un pezzo, del proprio corpo.
Amarezza, disillusione e sottile ironia si amalgamano in un testo in cui si susseguono liriche e passaggi dal duplice significato, con traslati e giochi di parole che, sin dal titolo, accostano la loro accezione morale a quella letterale.
«Strapparmi il cuore oppure un braccio, che tanto ormai, sono già a pezzi», è una delle frasi più rappresentative dell’intera composizione, da cui si evince con chiarezza il parallelismo tra l’evidente e tangibile perdita di una parte del proprio corpo ad una più celata e recondita, ma non per questo meno effettiva e sofferta, dipartita di un pezzo del proprio cuore.
Altro passaggio chiave del brano è però «questi pugni non fanno più male se tanto ormai sono già a pezzi», con cui STRE mette in luce l’importanza di trarre insegnamento dal proprio dolore, come lui stesso racconta:
A tutti è capitato di confermare che “ciò che non uccide, fortifica”. E allora ecco che la sofferenza può essere concepita sotto una luce positiva, un po’ come secondo la celebre locuzione latina “frangar, non flectar”, ovvero “mi spezzerò, ma non mi piegherò”.
Una rinascita dalle proprie ceneri, che sfocia e collima in una ritrovata consapevolezza di se stessi e della capacità, insita in ciascuno di noi, di poter scegliere in che modo reagire alle circostanze poste sul tavolo della vita.
Il brano è accompagnato da un suggestivo videoclip ufficiale che, traendo proprio dal concetto di rinascita, immortala l’artista mentre continua a cantare, nonostante un boia lo stia decapitando, e come per le precedenti pubblicazioni, lo vede vestire simultaneamente anche il ruolo di regista, riconfermandone versatilità e visione d’insieme.
“A Pezzi” fa da apripista al primo attesissimo album di Stre, in uscita su tutte le piattaforme digitali nel corso dei prossimi mesi.
Stre: biografia
Stre è il progetto del cantautore, regista e polistrumentista napoletano Stefano Crispino che, dopo aver militato in diverse formazioni come batterista ed aver rivestito il ruolo di frontman e chitarrista in una band pop punk per quasi un decennio, riparte da solista con un nuovo spirito artistico, inizialmente dai tratti indie-pop e via via sempre più contaminato da generi e sfumature sonore differenti.
Il poliedrico artista partenopeo, oltre ad occuparsi della scrittura e dell’interpretazione dei suoi brani, si dedica alla regia e al montaggio di tutti i videoclip che li accompagnano, evidenziando duttilità, eclettismo e visione d’insieme, avvalorate anche dalla creazione di un secondo canale YouTube, all’interno del quale pubblica, con professionalità e competenza, recensioni di film, dischi e rubriche tematiche.
-
Premio Strega 2020: ecco i 54 libri proposti
È tempo di prepararsi al Premio Strega!
Il Comitato direttivo composto da: Pietro Abate, Ernesto Ferrero, Alberto Foschini, Paolo Giordano, Melania G. Mazzucco, Gabriele Pedullà, Marino Sinibaldi, Giovanni Solimine, Stefano Petrocchi, Valeria Della Valle, Helena Janeczek e Giuseppe D’Avino. A loro è stato dato il compito di scegliere i 12 libri che si contenderanno l’ambito premio letterario per questo 2020.
I 12 candidati al Premio Strega 2020 verranno annunciati il 15 marzo alle ore 12:30, durante l’incontro che si terrà nella Sala Ospiti dell’Auditorium Parco della Musica a Roma.
I 54 libri proposti per partecipare al premio letterario saranno letti e votati da una giuria composta da 400 Amici della domenica e da 200 voti di studiosi, traduttori e intellettuali sia nazionali che internazionali.
Quali sono i 54 libri proposti per il prossimo Premio Strega?
Premio Strega 2020: lista dei 54 libri candidati
Ecco i libri che verranno esaminati per partecipare al Premio Strega 2020!
1. Silvia Ballestra, La nuova stagione (Bompiani), proposto da Loredana Lipperini;
2. Marta Barone, Città sommersa (Bompiani), proposto da Enrico Deaglio;
3. Jonathan Bazzi, Febbre (Fandango Libri), proposto da Teresa Ciabatti;
4. Ilaria Bernardini, Il ritratto (Mondadori), proposto da Paolo Sorrentino;
5. Gianluigi Bruni, Luce del Nord (Rubbettino), proposto da Antonio Pascale;
6. Errico Buonanno, Teresa sulla Luna (Solferino), proposto da Chiara Gamberale;
7. Gianrico Carofiglio, La misura del tempo (Einaudi), proposto da Sabino Cassese;
8. Cynthia Collu, L’amore altrove (DeA Planeta Libri), proposto da Ferruccio Parazzoli;
9. Pasquale Critone, Il tesoro sacrilego (Armando Editore), proposto da Antonio Augenti;
10. Luciano Curreri, Volevo scrivere un’altra cosa (Passigli), proposto da Alessandro Barbero;
11. Lidia Del Gaudio, Il delitto di via Crispi n. 21 (Fanucci), proposto da Marcello Ciccaglioni;
12. Viola Di Grado, Fuoco al cielo (La nave di Teseo), presentato da Maria Rosa Cutrufelli;
13. Francesco Falconi, Gli anni incompiuti (La Corte Editore), proposto da Alessandro Perissinotto;
14. Angelo Ferracuti, La metà del cielo (Mondadori), proposto da Paolo Di Stefano;
15. Gian Arturo Ferrari, Ragazzo italiano (Feltrinelli), proposto da Margaret Mazzantini;
16. Alessio Forgione, Giovanissimi (NN Editore), proposto da Lisa Ginzburg;
17. Valerio Gaglione e Fabio Izzo, Uccidendo il secondo cane (Oblomov Edizioni), proposto da Piero Mastroberardino;
18.Giorgio Ghiotti, Gli occhi vuoti dei santi (Hacca), proposto da Biancamaria Frabotta;
19. Gipi, Momenti straordinari con applausi finti (Coconino Press), proposto da Francesco Piccolo;
20. Antonio Gnoli e Francesco Merlo, Grand Hotel Scalfari (Marsilio), proposto da Pietrangelo Buttafuoco;
21. Laura Imai Messina, Quel che affidiamo al vento (Piemme), proposto da Lia Levi;
22. Claudio Lagomarsini, Ai sopravvissuti spareremo ancora (Fazi), proposto da Laura Minervini;
23. Francesco Longo, Molto mossi gli altri mari (Bollati Boringhieri), proposto da Marco Cassini;
E ancora:
24. Leonardo G. Luccone, La casa mangia le parole (Ponte alle Grazie), proposto da Silvio Perrella;
25. Pierluigi Luisi, Il posto dei fichi d’India (Aracne), proposto da Paolo Ferruzzi;
26. Giuseppe Lupo, Breve storia del mio silenzio (Marsilio), proposto da Salvatore Silvano Nigro;
27. Giuseppe Manfridi, Anya. La segretaria di Dostoevskij (La Lepre Edizioni), proposto da Claudio Strinati;
28. Francesco Marino, Lo chef consiglia amore (Cairo), proposto da Lina Wertmüller;
29. Daniele Mencarelli, Tutto chiede salvezza (Mondadori), proposto da Maria Pia Ammirati;
30. Sebastiano Mondadori, Il contrario di padre (Manni), proposto da Giovanni Pacchiano;
31. Raffaele Mozzillo, Calce. O delle cose nascoste (Effequ), proposto da Filippo La Porta;
32. Margherita Nani, L’ospite – Le anatomie di Josef Mengele (Francesco Brioschi Editore), proposto da Ilaria Catastini;
33. Gesuino Némus, L’eresia del Cannonau (Elliot), proposto da Arnaldo Colasanti;
34. Rosario Palazzolo, La vita schifa (Arkadia), proposto da Giulia Ciarapica;
35. Alfredo Palomba, Teorie della comprensione profonda delle cose (Wojtek), proposto da Antonella Cilento;
36. Francesca Pansa, Nessuna notte è infinita (Rizzoli), proposto da Aurelio Picca;
37. Renzo Paris, Miss Rosselli (Neri Pozza), proposto da Nadia Terranova;
38. Valeria Parrella, Almarina (Einaudi), proposto da Nicola Lagioia;
39. Paolo Pecere, Risorgere (Chiarelettere), proposto da Fulvio Abbate;
40. Lorenza Pieri, Il giardino dei mostri (E/O), proposto da Martina Testa;
41. Remo Rapino, Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio (Minimum Fax), proposto da Maria Ida Gaeta;
42. Giovanni Ricciardi, La vendetta di Oreste (Fazi), proposto da Saverio Simonelli;
43. Ilaria Rossetti, Le cose da salvare (Neri Pozza), proposto da Wanda Marasco;
44. Lodovica San Guedoro, Amor che torni… Un’educazione sentimentale (Felix Krull Editore), proposto da Paolo Ruffilli;
45. Ezio Sinigaglia, L’imitazion del vero (TerraRossa), proposto da Lorenza Foschini;
46. Lorena Spampinato, Il silenzio dell’acciuga (Nutrimenti), proposto da Lidia Ravera;
47. Olimpio Talarico, Cosa rimane dei nostri amori (Compagnia Editoriale Aliberti), proposto da Ferruccio de Bortoli;
48. Marina Valensise, La temeraria. Luciana Fossati Gawronska, un romanzo del Novecento (Marsilio), proposto da Eva Cantarella;
49. Chiara Valerio, Il cuore non si vede (Einaudi), proposto da Jhumpa Lahiri;
50. Enrico Vanzina, Mio fratello Carlo (HarperCollins Italia), proposto da Masolino D’Amico;
51. Piera Ventre, Sette opere di misericordia (Neri Pozza), proposto da Cesare de Seta;
52. Sandro Veronesi, Il colibrì (La nave di Teseo), proposto dall’Accademia degli Scrausi;
53. Daniele Vicari, Emanuele nella battaglia (Einaudi), proposto da Michele Dalai;
54. Gian Mario Villalta, L’apprendista (SEM), proposto da Franco Buffoni.